Politica

De Vito, il grillino smemorato che vota Zagrebelsky ma tifa per Rodotà

Il candidato al Campidoglio del Movimento 5 Stelle esulta per la sconfitta di Marini alla prima votazione e spera nell'elezione di Rodotà. Quest'ultimo, però, ha già dato il suo appoggio all'avversario di De Vito: Ignazio Marino, candidato per il centro-sinistra alla poltrona di sindaco di Roma

Non finiremo mai di stupirci degli effetti spesso grotteschi della «democrazia 2.0». Vale a dire di quella partecipazione diretta delle scelte collettive inventata dalla coppia Casaleggio-Grillo, e che è sfociata nel successo del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni politiche.
Già, perché internet permette di fare da grancassa alle opinioni le più varie. Salvo poi mantenerle gelosamente custodite fino al giorno in cui tornano con un effetto boomerang ai danni degli ingenui «internauti politici».

Nel clamore per la sonora bocciatura di Franco Marini nella corsa al Quirinale si è distinta anche la voce del candidato sindaco di Roma dei grillini (le elezioni per il Campidoglio, lo ripetiamo, si terranno il 26 e 27 maggio). Marcello De Vito ha esultato per l'esito del primo «round» a Camere riunite. E ha subito rilanciato la candidatura di Stefano Rodotà come unica via possibile e come perfetta bandiera del nuovo corso cui il Movimento 5 Stelle sta imprimendo un abbrivio sostanziale.

Peccato che proprio Rodotà nel suo recente passato abbia usato espressioni tutt'altro che lusinghiere nei confronti del grillismo montante. E peccato, altresì, che alla Quirinarie del movimento (consumatesi ovviamente sul blog di Grillo e Casaleggio), De Vito avesse puntato su un altro cavallo di razza del diritto italiano: Gustavo Zagrebelsky. Tanto che si è visto bollare come «smemorato» da uno dei suoi rivali per la corsa al Campidoglio. Non da Marchini o Alemanno. Bensì da Ignazio Marino che proprio all'indomani delle primarie che l'hanno consacrato come candidato del centro-sinistra al Campidoglio, ha ricevuto l'endorsement di Stefano Rodotà.

Cosa che gli ha permesso - a Marino - di ricambiare il gesto di stima votandolo alla prima votazione per l'elezione del Capo dello Stato visto che il chirurgo prestato alla politica è ancora senatore, in attesa di sapere se dovrà trasferire le sue cose da Palazzo Madama al Campidoglio a giugno. Non sfugga un dettaglio: Marino è stato portato alla corsa per il Campidoglio dalla direzione del partito e ora ha palesemente contravvenuto al diktat del segretario Bersani che alla vigilia delle prime votazioni per il Quirinale invitava tutti i parlamentari del Pd a votare compatti per Franco Marini.

Una riconoscenza, quella nei confronti di Bersani, inversamente proporzionale a quella mostrata nei confronti dell'ex presidente dell'Authority per la privacy.

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