
Lo avevano definito «uno sciopero di solidarietà alla Palestina», ma è stata una giornata di guerriglia premeditata. Da Milano a Roma, da Bologna a Napoli, migliaia di delinquenti comuni organizzati dalla sinistra estrema e pittati da pacifisti hanno devastato vie, aggredito poliziotti, bloccato treni, autostrade e tangenziali. Se questi sono i portavoce in Europa della «Palestina libera», auguri e buona fortuna ai palestinesi. Del resto, chi ancora ha il coraggio di tifare Hamas non può che replicarne i metodi violenti, gli atti di terrorismo, l'odio per gli ebrei e l'Occidente. La feccia che ieri abbiamo visto all'opera è ineliminabile, ogni società produce scorie che al massimo può provare a gestire come hanno fatto ieri le migliaia di uomini delle forze dell'ordine impegnate sul campo per contenere l'onda d'urto (circa sessanta di loro sono rimasti feriti negli scontri). Il pericolo in una democrazia non sta nella feccia in sé, è in chi prova ad elevarla al rango di interlocutore credibile, in chi prova a giustificarla, in chi alimenta l'incendio soffiando sul fuoco delle accuse al «governo fascista». Certo, se Maurizio Landini, leader del primo sindacato italiano, la Cgil, invita gli italiani alla «rivolta sociale», poi qualcuno lo prende in parola e accadono fatti come quello di ieri; chiaro che se una senatrice dei Cinque Stelle, Alessandra Maiorino, si spinge a sostenere che il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è pagato da Israele, poi trovi chi agisce di conseguenza; normale che se in televisione un famoso comico, Enzo Iacchetti, si sente libero di dire «essere immondo» a un esponente della comunità ebraica moderata, l'ebreo diventa un bersaglio; se intellettuali e politici di sinistra in qualche modo giustificano l'omicidio di Charlie Kirk, ovvio che si sdogani la violenza politica. Se insomma questa è la classe dirigente dell'opposizione, è automatico che più si scende nella scala sociale, più le parole diventano pietre fisiche da lanciare in testa ai poliziotti.
Ma quando si sostiene tutto ciò, bene che vada ti dicono che sei un «allarmista». Sì è vero, gli allarmi sono fastidiosi, ma quando suona quello del vicino di casa il problema non sei né tu né lui, il problema è il ladro.