T utto in una notte. Quella che si è appena consumata tra Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi, con riunioni e vertici pressoché permanenti fin dalla prima mattina di ieri. Quando è ormai mezzanotte, infatti, di certezze non ce ne sono molte, salvo quello che Silvio Berlusconi nelle sue conversazioni private non esita a definire «il parricidio».
Già, perché comunque finirà la partita le ultime 48 ore sanciscono tra il Cavaliere e Alfano una rottura che non è solo politica ma umana e personale. Questo racconta l'ex premier al telefono con i suoi parlamentari. Angelino l'ho visto crescere è il senso delle sue parole e ora me lo ritrovo che dà retta agli incendiari e che mi spiega cosa io devo fare per il bene dell'Italia. Un tradimento in piena regola secondo Berlusconi che pure ieri avrebbe tentato la via della mediazione proponendo una soluzione morbida come il Letta bis e anche dicendosi disponibile a dare ad Alfano la guida della nuova Forza Italia. Niente, dal vicepremier è stata chiusura totale. Con Enrico Letta che a sera arriva a respingere le dimissioni dei ministri Pdl che oggi durante il voto di fiducia potrebbero quindi sedere in Parlamento tra i banchi del governo. Sarebbe la fotografia di quanto lo scontro sia ormai senza più regole d'ingaggio. Non a caso, sul no alle dimissioni deciso dal premier pare che Berlusconi ne abbia dette di tutti i colori. Al punto di essere tentato dal denunciare pubblicamente i traditori. Non oggi probabilmente, visto che il Cavaliere potrebbe non essere in Senato, ma comunque presto e in maniere decisa. Se scontro deve essere, insomma, che sia frontale e senza esclusione di colpi.
Un Berlusconi che però, al di là della reazione, accusa il colpo. Lo strappo di Alfano è violento ed è la prima volta che un pezzo di partito nato nel '94 con il Cavaliere decide di non seguire più il suo leader. Niente a che vedere con la rottura con Gianfranco Fini che comunque veniva da un'altra storia. Ecco perché chi ha occasione di sentire l'ex premier lo trova provato e deluso. Perché non c'è solo la rottura ma pure un Alfano che ormai sembra giocare in tandem con un Letta sempre più deciso a non perdere l'occasione per affondare il colpo definitivo a Berlusconi.
D'altra parte, mentre il Cavaliere a Palazzo Grazioli incontra Denis Verdini, Renato Brunetta, Renato Schifani, Niccolò Ghedini, Sandro Bondi, Raffaele Fitto, Maurizio Gasparri, Mariastella Gelmini, Altero Matteoli e il ministro uscente Nunzia De Girolamo, Alfano è riunito a Palazzo Chigi con gli altri ministri. Il segno di una distanza siderale che pure se sarà colmata dalle trattative notturne resterà comunque indelebile. Il punto, infatti, è solo tecnicamente il voto di fiducia al governo in programma oggi, con Alfano che ha invitato il Pdl ha votare sì compatto. Berlusconi sarebbe invece deciso ad andare alla conta e non sostenere l'esecutivo. Un suo «sì», d'altra parte, non potrebbe che equivalere a una sconfitta, anche perché è molto probabile che l'intervento di Letta al Senato sarà durissimo e punterà a separare le vicende personali del Cavaliere da quelle del governo. Il premier, insomma, oggi potrebbe servire un piatto indigeribile per Berlusconi. Anche se in qualche modo la rottura dovesse rientrare nella notte, però, la questione è ormai squisitamente su un piano politico. È chiaro, infatti, che l'operazione per creare le condizioni del dopo-Berlusconi è ormai partita e più o meno se ne conoscono anche i protagonisti. Difficile, insomma, tornare indietro. Chiaro, dunque, che in questa situazione la rottura sia ormai ad un passo. Tanto che quando Alfano forza la mano invitando il Pdl a votare compatto la fiducia la replica è netta. Ambienti vicini al Cavaliere ventilano infatti una possibile discesa in campo di Marina Berlusconi, come a dire che anche se l'ex premier non sarà candidabile Forza Italia ha già trovato il suo successore.
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