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Ecco l’uomo di Mosca che rapinò l’oro di Spagna

Un pezzo inedito di storia del Pci: così Giulio Cerreti negli anni Trenta sottrasse i fondi destinati alla causa repubblicana per portarli in Russia

L’arrivo nel porto di Barcellona del piroscafo sovietico Zirianin
L’arrivo nel porto di Barcellona del piroscafo sovietico Zirianin

C'era una volta l'oro di Mosca. Il rubinetto sovietico seguitò a immettere liquidità nelle casse del Pci, dall'atto di nascita del Congresso di Livorno del 1921 praticamente fino alla caduta del comunismo. Gli ultimi flussi finanziari documentati risalgono al 1979-80, in piena segreteria Berlinguer. Dietro questo gigantismo aureo di partito, vi erano uomini con una fisionomia da autentici corsari: moderni assaltatori della pirateria finanziaria. Una di queste figure la racconta molto bene il figlio di Luigi Longo, Gino, nella sua monumentale autobiografia inedita che stiamo passando al setaccio in queste rievocazioni.

Si tratta di Giulio Cerreti, classe 1903, toscano di Sesto Fiorentino, vera e propria eminenza grigia del Pci e del partito fratello francese (il Pcf), superattivo come plenipotenziario dell'Internazionale rossa, nei decenni dello stalinismo. Ecco la sua scheda biografica, nelle parole dello stesso Longo: «Già operaio meccanico, autodidatta, era entrato nel Pci nel 1921, nel 1927 si era rifugiato in Francia, era stato dirigente dei gruppi di operai italiani emigrati nella Francia del sud, e nel 1930 aveva sostituito Melchiorre Vanni quale responsabile del gruppo dei comunisti di lingua italiana nel Pc francese. Nel 1931 era stato delegato al congresso del Pci a Colonia, ma già nello stesso anno era passato a lavorare a tempo pieno per il Pcf».

Una caratteristica essenziale che devono assumere gli alti funzionari di partito sotto copertura è la capacità di mimetismo. Pochi infatti conoscono Cerreti con il suo vero nome. Noto ai compagni italiani come Sergio Toscani, per i francesi è Pierre Allard o Jacques Martel. Nel 1932, viene cooptato nel Comitato centrale del Pcf con l'incarico fittizio di dirigere la Sezione lavoratori immigrati. Nel 1936, dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, passa a presiedere il Comitato internazionale per gli aiuti ai repubblicani a Parigi. Si giunge così al nocciolo della questione.

Ma prima di spiegare che cosa faceva esattamente monsieur Allard, dobbiamo fornirne l'identikit. Longo che ce lo raffigura come il personaggio più elegante di tutto il Comintern: abiti di ottimo taglio, occhiali cerchiati d'oro, standard di vita elevato con automobile personale. Il che poneva questo stratega dal colletto bianco, da un punto di vista delle disponibilità materiali, in una posizione di enorme privilegio rispetto ai suoi compagni della «base».

Penna brillante, caustico e arguto, ottima cultura ed eccellente conversatore anche in lingua francese, questo esponente della casta rossa crea, ex novo, un sistema per riempire le casse sovietiche con il big business della guerra di Spagna. Fonda la France-Navigation: in apparenza, una normale società capitalistica di armatori commerciali; nella realtà, una branca finanziaria operativa e coperta del Comintern che si occupa di trasportare e far pervenire ai repubblicani le armi e i rifornimenti acquistati sul mercato internazionale. Sui conti correnti della France-Navigation, presso gli istituti di credito del Comintern a Parigi e Londra, viene depositata oltre la metà del tesoro di Spagna. Si tratta di 720 tonnellate di oro e di argento del Banco de España che i repubblicani fanno pervenire a Stalin, come «fondo di garanzia» sugli acquisti. Il valore dell'oro spagnolo, che viene trasportato su 4 navi russe, è stato valutato, nel 1997, nell'ordine di 21.000 miliardi di lire.

Cerreti, alias Allard, è il regista di questa colossale rapina. Gino Longo così illustra il funzionamento del meccanismo: «Ingredienti: alcuni capitani di ventura; la faccia tosta, la professionalità e l'eroismo di alcune centinaia di marinai, selezionati dalla Federazione dei marittimi francesi, in cui è forte l'influenza dei comunisti; i noli ed i premi di assicurazione corrisposti dal governo spagnolo; un sensale olandese di naviglio; un banchiere ebreo, zio dello scrittore Vladimir Pozner, che più tardi morrà ad Auschwitz».
Ecco i passaggi della maxioperazione: «Il banchiere anticipa il denaro, il sensale trova una o più navi, la compagnia le arma, ingaggia l'equipaggio, carica le navi e con accorgimenti vari (come cambiamenti di nome e di aspetto delle navi tra un porto e l'altro) forza il blocco navale franchista e scarica le merci nei porti repubblicani spagnoli. Causa il blocco navale, i premi di assicurazione sono alle stelle: trattenendone l'importo, dopo tre viaggi la nave è pagata, e rimane alla compagnia, mentre il banchiere rientra nel suo. Creata il 15 aprile 1937, sei mesi dopo France-Navigation possiede 22 navi da carico; dall'agosto dello stesso anno ne è direttore operativo Georges Gosnat, ufficiale in congedo, comunista. In due anni e mezzo France-Navigation effettuerà ben 220 viaggi nei porti spagnoli, può contare su alcune decine di mercantili, trasporterà carichi da tutti i porti del Mare del Nord e del Mar Nero, nonché da Murmansk».

Le azioni della compagnia erano di proprietà del Pcf e la società continuò a lavorare anche durante l'occupazione tedesca della Francia. France-Navigation fu poi venduta, nel 1953, dallo stesso Pcf a privati, per un prezzo calcolato tra i 70 e i 100 miliardi di lire del 1997.

Mosca non fornirà mai, né ai repubblicani spagnoli, né a nessun altro, alcuna rendicontazione della gestione dell'oro di Madrid. Il quale verrà poi dato per completamente esaurito nei traffici di import-export, anche se una cospicua parte di esso finì incamerato nei caveau sovietici.

Lo spregiudicato supermanager rosso Cerreti, criminale in guanti bianchi cui il figlio di Longo attribuisce un cinismo degno dei Medici, continuò la sua ascesa da florentin.
Tra il 1939 e il '40 seguitò a condurre il suo consueto gioco di affari e spionaggio in Danimarca. Risulta che, nell'ottobre del 1943, fosse il mandante dell'assassinio di Pietro Tresso, l'ex dirigente del Pci ucciso nell'Alta Loira da sicari dei servizi segreti sovietici. Tresso, contrario alla svolta staliniana del partito fondato da Amadeo Bordiga, nel 1930 ne era stato espulso insieme ad altri due dissidenti: Paolo Ravazzoli e Alfonso Leonetti.

Tornato in Italia ai primi del 1946, Cerreti venne eletto alla Costituente, e fu poi deputato per tre legislature. Alto commissario all'alimentazione nel terzo governo De Gasperi, membro del Comitato centrale del Pci nel '48, in quello stesso anno fu mandato da Togliatti a impadronirsi militarmente della Lega delle cooperative, che fino ad allora erano state appannaggio di socialisti e repubblicani. Quale presidente della Lega Coop, fino al 1963, Cerreti riuscì a trasformare l'organizzazione nel mostruoso polmone finanziario del Pci: un'autentica piovra inafferrabile dai mille tentacoli. Morì nel 1985.

(4.Continua)

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