«Diedero del fascista a Indro Per me è un complimento»

«Diedero del fascista a Indro Per me è un complimento»

Roma«Fascista!», epiteto che Ignazio La Russa, nei suoi decenni di militanza prima Msi poi An quindi Pdl, ha sentito spesso («Prima però, ora sempre meno»), stavolta non arriva al solito indirizzo, ma a quello di Beppe Grillo e al suo Movimento Cinque stelle, anche se dal mittente tradizionale. Qualche consiglio, da veterano, a Grillo? «Gli direi di rispondere così a Bersani: “Piano con i complimenti”».
Onorevole, «fascista» un complimento.
«Perché è in ottima compagnia. La sinistra ha dato del fascista ai partigiani bianchi, ai liberali, persino ad alcuni socialisti, tutti quelli che non stavano dalla loro parte. Diede del fascista anche a Indro Montanelli. Prima che le Brigate rosse gli sparassero alle gambe, la sinistra parlamentare scatenò una campagna politica contro Montanelli a colpi di “dagli al fascista”. Quindi a Grillo hanno fatto un complimento. Quando non sanno cosa dire o temono qualcuno, gli danno del “fascista”».
Vecchi copioni.
«La sinistra è come l'anguria. In superficie ha cambiato metodo, ma dentro resta sempre rossa. Poi se proprio vogliamo dire, per me fascista non è affatto un insulto».
Già lo disse una volta, scatenando un putiferio.
«Se vogliamo rispondere sul piano storico dovremmo chiedere a Bersani e compagni: fascista in che senso? Nel senso in cui lo furono Pirandello o Ezra Pound o Almirante? Oppure intendono la parola fascista come simbolo di violenza? Allora gli direi di studiarsi la storia, e poi ne riparliamo».
Ma se le dicono «fascista» lei che fa?
«Rispondo come facevo da ragazzo, quando a noi del Msi ci attaccavano perché facevamo opposizione vera, mentre la sinistra comunista già inciuciava sottobanco con la Democrazia cristiana. Quando io lo dicevo loro, sapendo che era vero, invece di rispondermi insultavano: fascista! E io rispondevo: adulatori! Facendoli arrabbiare il doppio. I tempi ormai sono maturi per un confronto serio sul fascismo, su luci e ombre di quel periodo. Non solo ombre».
Non è stato il male assoluto, come disse il vostro ex segretario, Gianfranco Fini?
«Mi ricordo che dovetti arrampicarmi sugli specchi per giustificare agli iscritti, ai militanti di An le sue frasi sul “fascismo come male assoluto”. Un conto è dire che c'erano cose assolutamente sbagliate del fascismo, altro è dire che è il male assoluto. Non lo dice nemmeno il peggiore degli storici di sinistra! Ecco, Fini è l'esempio di come la sinistra non si fa problemi con chi ha un passato di destra, purché gli faccia comodo. Ora Fini fa comodo alla sinistra che lo accoglie nei suoi salotti. Aveva già riassunto tutto Guareschi col suo “Contrordine compagni!”».
Anche ex fascisti, purché utili.
«Il governo D'Alema mise come sottosegretario uno dichiaratamente fascista che era uscito da Alleanza nazionale (Renato Misserville, nel Msi dall'età di 15 anni, espulso da An nel 1998, ndr). Quando servono li usa, a seconda della convenienza. Utili idioti, anche quando non sono idioti. Se invece danno fastidio diventano fascisti, come succedeva anche ai liberali o ai democristiani».
Dice Bersani: i grillini sono «fascisti del web».
«Ma che significa? Non c'è nessuna analogia, le condizioni storiche sono molto diverse. Forse vuol dire che Grillo fa dell'anti parlamentarismo, ma in realtà vuole solo offenderlo».
Insomma lei tra Bersani e Grillo sta con Grillo.
«Di lui si sa tutto, posso non apprezzare certa demagogia ma i grillini sono trasparenti. Io non mi sono mai permesso di insultarli.

Bersani invece lo fa, evidentemente perché li vede come una minaccia, ha paura che gli portino via i voti».
Ma sempre Gianfranco Fini dice che il Pdl è la versione soft del grillismo.
«Se lo dice Fini che se ne intende di moderazione, lui che ha militato sempre nella Democrazia cristiana...».

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