Dolce e Gabbana inciampano nel fisco: multa di 343 milioni

Sono passati ormai nove anni da quando - era il 2004 - la coppia di creativi della moda dà vita a una serie di società che di lì a poco finiranno nel mirino dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, e della Procura di Milano. Si tratta della «Dolce&Gabbana Luxemburg sarl», findata in Lussemburgo, che a sua volta costituisce la società Gado sarl. Quest'ultima acquista dai due stilisti, alla cifra di 360 milioni di euro, alcuni marchi e in un secondo momento, attraverso un contratto di licenza, concede a un'altra società (la «Dolce&Gabbana srl») il diritto di sfruttamento dei marchi in esclusiva e dietro il pagamenti di royalties.
Una serie di operazioni che costeranno ai due stilisti un'inchiesta penale aperta per reati fiscali, e l'attenzione dell'Agenzia delle Entrate. La quale - e siamo nel 2007 - inizia gli accertamenti. Fino a che, nel 2010, viene formulata l'accusa. Ovverosia, quella di aver messo in piedi una «cassaforte costituita ad hoc» - la Gado sarl - per «attuare una pianificazione fiscale internazionale illecita finalizzata al risparmio d'imposta». In altre parole, si tratterebbe di una società esterovetita. Non solo, perché il Fisco contesta anche la cessione dei marchi, che secondo gli 007 dell'Agenzia sarebbe avvenuta a un prezzo «inadeguato».
«Lo scopo principale» dell'operazione - è la tesi dell'amministrazione - consiste nel ricavare un «risparmio di imposta realizzato attraverso la diminuzione del corrispettivo soggetto a tassazione in capo alle persone fisiche autrici della cessione». Gli avvisi di accertamento, inviati dall'Agenzia delle Entrate, rettificavano così i corrispettivi di cessione dei marchi e plusvalenze, ai fini del calcolo Irpef. Arrivando a modulare la sanzione monstre.
Secondo il Fisco, infatti, il vero valore dell'operazione effettuata superava il miliardo di euro, cifra che poi è stata limata al ribasso, fino a raggiunge la cifra ugualmente ragguardevole di 730 milioni. La voce «altri redditi» di ciascuno dei due stilisti è quindi lievitata dai 25,4 milioni dichiarati a quota 422,3. La maggiore imposta accertata ammonta a 187,6 milioni, la maggiore addizionale regionale è pari a 5,8 milioni e le sanzioni amministrative ammontano a 193,4. Dolce e Gabbana avevano presentato appello contro la condanna in primo grado, ma la sentenza di secondo grado ha dato loro torto. E resta solo l'ultimo grado di giudizio prima che i due stilisti siano costretti a staccare il colossale assegno.
Ma non è finita qui. La coppia di creativi, infatti, è alle prese con un processo penale per dichiarazione infedele dei redditi che si sta celebrando a Milano, proprio per una presunta evasione fiscale da circa 420 milioni di euro a testa, a cui si sommano, secondo i pm Laura Pedio e Gaetano Ruta, 200 milioni di euro di imponibile evaso riferibili alla «Gado».
Un'altra tegola piovuta sui fondatori della maison, che l'1 aprile del 2011 avevano incassato il proscioglimento del gup Simone Luerti, secondo cui non era stato superato il confine che porta al rilievo penale e dunque la condotta dei due stilisti poteva al massimo configurare un'elusione fiscale.

Un verdetto ribaltato pochi mesi dopo dalla Cassazione, che ha rinviato il procedimento per reati fiscali davanti a un nuovo gup. Il quale, nel giugno scorso, ha ordinato alla Procura di formulare «la citazione diretta a giudizio» per Domenico Dolce, Stefano Gabbana ed altri sei imputati.

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