RomaÈ il giorno in cui ci guarda negli occhi. Chi è nella platea resta, chi non si presenta va per un'altra strada. Silvio Berlusconi fa ingresso nella sala del Palazzo dei Congressi per il consiglio del Pdl tra le grida di incitazione: «Silvio! Silvio!». È l'ultimo giorno ma anche il primo. L'araba fenice di una parabola politica: morte e «resurrezione», come la chiama il Cavaliere: «Torniamo a Forza Italia perché siamo degli inguaribili ottimisti e vogliamo una nuova primavera, una resurrezione di un nome che abbiamo dentro il cuore».
Votano tutti: si ritorna al partito fondato nel 1994, finisce l'era del Popolo della libertà «che non comunicava più alcuna emozione», ammette Berlusconi prima che i suoi fedeli si pronuncino, all'unanimità. Parla per un'ora e mezzo, e quasi alla fine la stanchezza lo prende. Si appoggia al leggio, le parole tremano. Il medico personale, il professor Alberto Zangrillo, gli passa un bicchier d'acqua. Berlusconi esce per qualche minuto dal palco e rientra sulle note dell'inno nazionale, tra gli applausi a scroscio. Rilegge il discorso del '94, il nuovo battesimo quasi venti anni dopo.
La platea è tutta con lui: «Sono felice per questa unanimità, buon viatico per questa avventura di libertà». Ma tocca al neofondatore di Forza Italia frenare l'anima intransigente della fedeltà. Mentre parla e cita il «Nuovo centrodestra» qualcuno grida: «Traditori!», riferito proprio a chi è riunito da un'altra parte, e prima di tutto ad Angelino Alfano, il «figlio» che ha lasciato il padre. Berlusconi invita alla moderazione: questo gruppo «ora sosterrà la sinistra», ma «non bisogna fare dichiarazioni contro di loro», perché prima o poi «torneranno nella nostra coalizione come Lega e Fdi». Tra le parole spunta però il rammarico, e l'ironia: «Il nome che hanno scelto non mi sembra particolarmente efficace, pensando a chi lo compone». Sorride: «Avevo proposto si chiamassero cugini d'Italia, così visto che abbiamo anche i Fratelli d'Italia, la famiglia era al completo...». Eppure poco prima aveva ammesso tutta la sofferenza di una separazione scongiurata fino all'ultimo: «Non sono riuscito a dormire per il dolore che mi ha provocato».
Ma la richiesta di appoggio al governo Letta alla vigilia del voto di decadenza da senatore era impossibile da accettare: «È molto difficile pensare di restare seduti allo stesso tavolo in Consiglio dei ministri con qualcuno che vuole uccidere il tuo leader». La legge di stabilità «non porterà a nessun risultato». La «Germania» con «le politiche di austerità «premia solo in tedeschi». Il governo Monti ha fatto «una politica in ginocchio». Rimane imperdonabile l'atteggiamento del Pd: «Per la persona Silvio Berlusconi non vale» il principio del voto segreto. «Questi personaggi che calpestano la legge come li chiamereste? Io li chiamo fuorilegge». E perché «questa fretta?». Forse perché vogliono portare «l'8 dicembre la testa del leader del centrodestra su un piatto d'argento».
L'«inguaribile ottimismo» significa mettersi ora al lavoro «sul territorio» con forza: «Abbiamo una grande colpa che deriva dal sistema di voto» senza preferenze. Bisogna rifondare «i club» dei primi anni di FI, «che non si chiameranno Forza Italia ma Forza Silvio».
L'ottimismo rimane in piedi anche per quanto riguarda le vicende giudiziarie: «Sono sicuro che questa sentenza (Mediaset, ndr) sarà ribaltata attraverso un ricorso alla Corte di Giustizia Europea, per una revisione integrale e grazie a notizie nuove. Ci saranno presto delle importanti novità». La mediazione politica è offerta quindi fin da subito agli alfaniani. La riforma della giustizia si potrà fare solo «con una maggioranza».
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