Chicco Testa, presidente del Forum nucleare, la decisione del Giurì non le sembra paradossale?
«Eh he. Per il Giurì non era chiaro chi fossero i promotori dello spot».
È così?
«Noi, avendolo scritto, e avendo ricevuto decine di migliaia di visite al sito, pensavamo fosse chiaro».
E invece no.
«Già. Punto».
Quindi?
«Abbiamo fatto la correzione alla struttura. Quando si dice: «E tu che posizione hai?» aggiungiamo la nostra opinione: «Noi siamo favorevoli al nucleare».
Non sembra una punizione.
«Per me è un rafforzamento del messaggio, non un indebolimento. Sono contento. Ma mi inchino ai voleri delle magistrature...»
Andrà in onda la nuova versione?
«Lo spot è finito il mese scorso, quindi la correzione è solo sul nostro sito».
Ma chi ha fatto ricorso in realtà ha perso?
«Di fatto sì. La pezza è peggio del buco, per loro».
Che cosa chiedevano?
«Criticavano il contenuto: per loro era ingannevole perché mettevamo le posizioni sullo stesso piano. Poi hanno visto messaggi subliminali in ogni dettaglio, nella scelta del bianco e nero, perfino nella mossa del cavallo...»
Greenpeace chiede che ora sia trasmesso il suo spot.
«Ma la tv non è la mutua. Noi abbiamo speso 6 milioni di euro per questa campagna».
Che ha subito tantissime critiche. Ci sarà qualche ragione?
«Secondo me era equilibrata nei contenuti: entrambe le posizioni erano dubitative.
Lo spirito bipartisan non piace?
«Il nucleare non è né di destra né di sinistra, è una tecnologia. La pubblicità era neutra e questo ha dato fastidio».
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