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Don Farinella aveva infangato l'ex candidato sindaco pdl di Genova

GenovaOgni omelia era buona, secondo Paolo Farinella, parroco di San Torpete, nel cuore del centro storico, per tuonare dal pulpito: «Berlusconi se la spassa tra donnine russe e vodka». Ovvero, sempre a senso unico (una fissa!): «Berlusconi è un narcisista megalomane che si nutre solo di sé». Seguivano espressioni ancora più esplicite per non dire triviali, ai limiti dell'irriferibile. E sempre nei confronti dell'odiato Cavaliere.
Ma ce n'era anche contro chi raccoglieva consensi nell'ambito del centrodestra. Come Pierluigi Vinai, ad esempio, tre lauree, vicepresidente della Fondazione Carige, segretario dell'Anci Liguria, che aveva osato candidarsi a sindaco della sua città e, quindi, a giudizio insindacabile del prete assurto a «microfono di Dio», meritava anche lui un trattamento, come dire?, di favore: in chiesa, durante le funzioni officiate dal don, o su quei giornali che raccoglievano periodicamente e allegramente le sparate di Farinella. Finché Vinai - che è uomo probo, cattolico osservante, e pronto a fornire l'altra guancia, ma evidentemente non a ripetizione e per di più di fronte a palesi calunnie - ha perso la pazienza di Giobbe, denunciato il parroco e, finalmente, ottenuto il rinvio a giudizio di Farinella per diffamazione aggravata. L'ha deciso il gip Marina Orsini. E il processo inizierà il 12 novembre.
Il sacerdote era stato indagato, in particolare, per cinque articoli pubblicati su internet, tra maggio e giugno dello scorso anno, nei quali esprimeva pesanti giudizi personali sulla coerenza etica e religiosa di Vinai. Il quale, assistito dall'avvocato Mario David Mascia, ha sporto denuncia.
Il pm aveva chiesto l'archiviazione, mentre il gip ha accolto l'opposizione ritenendo che il parroco avesse «trasmodato palesemente il diritto di critica politica», perché «in modo del tutto gratuito, tra l'altro in un momento temporale in cui Vinai era uscito dalla contesa elettorale, viene fatto oggetto di accuse infamanti che coinvolgono la sua integrità morale e che ben poco hanno a che vedere con la sua attività politica». «Se si pente, lo perdono - commenta Vinai, cristianamente disposto all'indulgenza, fosse anche plenaria - Ma i processi vanno celebrati in tribunale. Io credo nella magistratura, per me è un valore costituzionale».


Anche se a calpestarlo è uno che veste in tonaca.

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