Questa storia (vera) giunge dal profondo nord est, da quella «piccola Venezia» che è la laboriosa Treviso, dove l'amore per i gatti si rispecchia nelle numerose colonie ben accudite.
Era decisamente un bel gatto Oreste, e la sua proprietaria ne andava orgogliosa. Come tutti i giovinastri però aveva la maledetta mania d'inoltrarsi a cercare rogne per calli e contrade. Aveva voglia la siora Laura di redarguirlo. Si sa come sono i gatti, curiosi e testoni come pochi. Un giorno Oreste, durante una delle sue scorribande notturne, viene investito da un'auto e rimane gravemente ferito. Tanto gravemente che tra interventi, terapie intensive e recupero funzionale, resta ricoverato otto mesi. Quando la siora Laura finalmente si reca in clinica per ritirare l'Oreste rabberciato, di fronte alla parcella di 4000 euro, comincia a pensare a quanto possa valere sul mercato una pelliccia di gatto, poi, desiderosa di riavere il proprio Oreste dopo otto mesi di mancate fusa, ma impossibilitata a saldare il conticino, si arrende al medico: «Dotor, se o tegna iu Oreste. Mi no go' sti schei». Oreste rimane nel suo ricovero per qualche settimana, in attesa di un assegno salvifico, fino a quando una ragazza, cliente della clinica viene a conoscenza della sua storia. E passa a trovarlo un giorno, a portagli le crocchette l'altro, se ne innamora a tal punto da saldare lei il conto pur di averlo a casa.
Appena sistemato nella nuova magione e, dopo averne attentamente esplorata ogni minima fessura, Oreste comincia a perlustrare il giardino, con la cautela dovuta al fatto che sei vite se le è già giocate pochi mesi prima e gradirebbe morire di vecchiaia.
«Ciò, vara che bel gato cha gà ciapà quea fia dea mia vicina che a sta qua vicin», pensa la siora Laura, mentre osserva il gatto avvicinarsi al confine del giardinetto. «el xe compagno Oreste, ciò
». E le pare talmente uguale che, una volta chiamato, il micio parte deciso, scavalca agilmente la bassa siepe e si trova tra le braccia della sua «vecchia» proprietaria. In quella esce la ragazza a cercare l'Oreste perduto e lo vede nelle braccia di Laura con cui si scambiano parola per la prima volta. «Ah, - dice la ragazza- sapesse che storia questo gatto
». «Te o digo mi -le risponde la siora Laura- 'sto qua el xe el me Oreste, ciò». Ma non è possibile, reclama la giovane e spiega quel che lei sa benissimo. Che il gatto era in una clinica veterinaria dove la proprietaria non voleva pagare il conto e che lei se n'era innamorata e che ora il gatto era suo e non si chiamava con quello stupido nome e che la sua vera padrona era una poco di buono
Le baruffe si sprecano nel profondo nord est, ma questa rischiava di diventare una rissa con i vicini schierati chi da una parte, chi dall'altra. Qualcuno chiama la Polizia che riesce a stento a sedare gli animi surriscaldati. «E adesso?», chiede il giovane agente al capo?. Il vecchio vigile, saggio e autorevole si esprime subito: «Deciderà Oreste».
Oreste diventerà il gatto più coccolato e grasso di Treviso e non ho dubbi che, sotto sotto, in questa storia ci sia una sua precisa macchinazione. Solo i gatti arrivano a queste vette di furbizia.
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