Roma L’alemanniano Mario Landolfi sintetizza bene l’esito dell’ufficio di presidenza: «Chi si aspettava un 25 luglio è rimasto deluso. Il nostro 25 luglio l’abbiamo già avuto a novembre, quando Berlusconi ha fatto un passo indietro. Restiamo e resteremo tutti uniti». Ma nel Pdl è tregua armata tra le varie anime che continuano, se non a fronteggiarsi, ad avere visioni e strategie differenti. E il documento finale è capolavoro di equilibrismo per tenere insieme tutti: dagli ultraliberali ai sociali, dagli antimontiani radicali ai responsabili, dai giovanilisti formattatori ai seniores. A ogni fazione arriva un contentino e il partito s’acquieta sotto la coperta che appaga i vari schieramenti. Tutti felici a sentire parlare di primarie, di semipresidenzialismo, di antirigore merkeliano, di rinnovato pungolo alle politiche bislacche del governo, di orgoglio identitario.
Così, sorride l’anima degli «iper-responsabili »quando il documento fa riferimento alla crisi economica che è tutt’altro che passata e che pertanto non sono consentite fughe in avanti tipo «stacco della spina» al governo Monti. Si andrà avanti fino alla fine della legislatura, prevista per la primavera del 2013, come vorrebbero lo stesso Alfano ma anche Schifani, Frattini, Gelmini, Lupi, Valducci, Fitto, Pisanu, Carfagna, Bernini e altri. Sono quelli che lavorano per costruire un rassemblement dei moderati, tirando dentro anche Fini ma soprattutto Casini.
Ma non piangono neppure gli antimontiani radicali, il cui massimo esponente resta l’ex ministro Matteoli con il suo gruppo di parlamentari. Il quale anche ieri ha detto all’ex premier che secondo lui il Pdl avrebbe dovuto, «fuori da ogni ipocrisia, dire basta con il Professore». Ma vanno bene gli accenni alla famiglia e agli aiuti alle imprese che soffrono per una pressione fiscale insostenibile. E poi benissimo il riferimento «all’orgoglio del Pdl indispensabile sempre ma particolarmente adesso che dobbiamo risalire la china e riconquistare la fiducia degli elettori ». E un matteoliano come Maurizio Bianconi esulta pure per un altro aspetto: «Bene che non si sia fatto lo spacchettamento: lo fece la Dc di Martinazzoli e sappiamo com’è finita». La volontà di acuminare sempre di più il pungolo nei confronti di Monti, specie sulla politica economica, soddisfa pure gli ultraliberisti di Stracquadanio, Bertolini, Antonione, Bocciardo, Cossiga, Gava, Pecorella & company. La linea sarà questa: partire con una raffiche di proposte sia per l’immediato, sia per la campagna del 2013. «Ora è il momento del software e dei contenuti, a partire dalla linea liberale meno tasse, meno spesa, meno debito», sintetizza Capezzone.
Sollievo anche per la fazione degli ex aennini che fanno riferimento a La Russa e Gasparri: antimontiani ma lealisti nei confronti di Alfano, trovano conferma e soddisfazione che il partito resta partito tradizionale; con tanto di tessere, iscritti e soprattutto non frazionato: «Diciamo no a ogni ipotesi di scomposizione o frammentazione».
L’anima più movimentista, senza dubbio rappresentata dall’ex sottosegretario Daniela Santanchè, apprezza invece la presa di posizione fortemente critica nei confronti del rigorismo tedesco e il niet alle regole troppo rigide sui bilanci pubblici. Così come la prossima battaglia sulla Bce come prestatrice di ultima istanza.
Insomma, il partito resta balcanizzato ma la guerra tra fazioni
non è scoppiata. Il documento-compromesso mette d’accordo pure gli ex Dc come Scajola e Rotondi. Il primo applaude alle primarie, il secondo lancia già il segretario: «Con Alfano candidato premier si vince di sicuro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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