E Berlusconi in privato si sfoga con i suoi: quello di «Repubblica» è solo il primo attacco

E Berlusconi in privato si sfoga con i suoi: quello di «Repubblica» è solo il primo attacco

RomaBerlusconi torna dalla Russia dopo qualche giorno di riposo dall'amico Putin e si trova a gestire l'ennesima grana. Questa volta, maggiormente colpito, è il segretario del Pdl, nonché ministro dell'Interno, Angelino Alfano. I due si parlano al telefono e il segretario spiega per filo e per segno la questione all'ex premier. La valutazione è che l'attacco è una delle prove che c'è qualcuno che rema contro le larghe intese e il governo Letta. Cosa che non stupisce più di tanto il Cavaliere visto che già in passato e in più occasioni ha avuto modo di constatare amaramente come c'è «qualcuno che non vuole la pacificazione». Nello stretto entourage dell'ex premier, c'è sconcerto, del tutto condiviso dal Cavaliere, nel vedere come ci si accanisca a piazzare più mine possibili sotto il tavolo di Palazzo Chigi, addirittura chiedendo le dimissioni del titolare del Viminale. Il tutto prima ancora che si conoscano le conclusioni del capo della polizia sull'intricata vicenda di Alma Shalabayeva. Da qui una sfilza di dichiarazioni a difesa di Alfano, in barba a ogni presunta o vera divisione tra falchi e colombe.
Non c'è soltanto Alfano nel mirino e, al solito, anche Berlusconi rientra nell'obiettivo. Il Cavaliere viene tirato in mezzo pure nella vicenda kazaka per un presunto summit segreto con il presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev, avvenuto a luglio in Sardegna, seccamente smentito da Palazzo Grazioli. È Paolo Bonaiuti a dettare alle agenzie una nota di prima mattina. Berlusconi è ad Arcore e anche se volesse parlare e urlare al mondo tutto il suo sdegno, smascherando il disegno di chi vuol far fuori politicamente l'esecutivo Pd-Pdl, s'impone il silenzio. Non vuole aprire bocca e non vorrebbe che uscisse neppure uno spiffero da Arcore. Il clima è già teso così com'è. Un clima che non lascia affatto sereno. Tuttavia blinda i suoi. «Non è il momento che io dica alcunché», è il senso del suo ragionamento e lascia che sia il partito a fare quadrato attorno ad Alfano. Consapevole, però, che l'attacco di Repubblica non finirà qui.
La linea della cautela paga. Secondo il sondaggio sulle intenzioni di voto alla Camera elaborato da Emg e diffuso al TgLa7, se si andasse al voto il centrodestra supererebbe con il 35,4% il centrosinistra che perde l'1,6% e si fermerebbe al 33,5%, mentre il M5S di Grillo recupererebbe lo stesso 1,6% e arriverebbe al 19,2%. Il centrodestra recupererebbe lo 0,3% mentre l'astensione sarebbe al 31,1%. Stabile al 39% la fiducia nel premier Letta.
La vicenda kazaka, tuttavia, è un elemento destabilizzante in più per il governo che, verosimilmente, nelle prossime settimane sarà sull'ottovolante.

La scadenza del 30 luglio, data della sentenza della Cassazione su Mediaset, può cambiare la storia dell'esecutivo. L'ex premier continua ad essere fiducioso che, se c'è un giudice a Berlino, l'esito non può che essere positivo: assoluzione. Ma il timore che si lavori per farlo fuori, politicamente parlando, resta elevato.

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