La vita da disoccupato o pensionato non piace al capo della Cgil Maurizio Landini. Nel mese di agosto del 2026 il numero uno del sindaco raggiunge il limite d'età e in base alla legge e allo Statuto Cgil (mai modificato) dovrebbe mollare la poltrona. Potrebbe chiedere una proroga fino alla scadenza naturale del mandato, dicembre 2026. In ogni caso il prossimo sarà l'anno della fine dell'era Landini alla Cgil. L'ex leader Fiom, fallita la rivolta sociale, naufragati i referendum sul jobs act, pensa al proprio futuro. La strada più semplice porta dritto a Montecitorio. Come Camusso, Epifani e Cofferati anche Landini potrebbe salire sul taxi del Pd per godersi la pensione in Parlamento. Non si fida molto di Elly Schlein e l'ala riformista del Pd che potrebbero sbarrargli la strada. Certo non mancano le alternative: Avs e Ms5.
Nel frattempo però, in attesa della vita da disoccupato, cerca di massimizzare l'avventura da scrittore grazie alla rete Cgil. E non si fa scrupolo di usare l'apparato del sindacato per vendere qualche copia in più. La prima anomalia che balza subito agli occhi: la Cgil possiede una propria casa editrice, Futura Srl. È vero non naviga in buone acque. Ma strano, anzi stranissimo, che proprio il segretario generale della Cgil abbia deciso di non affidare alla casa editrice del sindacato la pubblicazione del suo libro. L'opera del Landini scrittore, dal titolo «Un'altra storia», è edito da Piemme Edizioni. Il libro ripercorre il cammino di Landini: dall'infanzia a San Polo d'Enza, nella provincia di Reggio Emilia, al lavoro a 15 anni da apprendista saldatore, fino ai primi incarichi sindacali nella Fiom locale e regionale, per poi approdare ai vertici nazionali della Cgil. Nel racconto trovano spazio gli scontri con i vari governi: da Renzi a Meloni.
Ma c'è un altro giallo che solleva dubbi sull'operazione del Landini scrittore. Il blog Cgil, nato da un gruppo di dissidenti del sindacato, lancia la pietra nello stagno: «Il libro non avanza sulle proprie gambe ma viene spinto dalla forza pervasiva dell'apparato organizzativo della CGIL. È innegabile che la promozione sfrutti strutture e personale finanziati esclusivamente dalle quote versate dagli iscritti». In pratica l'accusa, che però al momento resta una semplice accusa, in quanto i bilanci delle federazioni locali non sono pubblicati (come impone la legge), solleva il dubbio che il libro di Landini sia acquistato dalle federazioni periferiche della Cgil con le risorse interne e distribuito come copia omaggio a dirigenti e delegati sindacali. Dall'altro canto i soldi non finiscono alla Cgil o alla casa editrice Futura Srl ma direttamente a Landini come compenso per i diritti d'autore. Un meccanismo studiato scientificamente. Una vendita ipotetica di 30.000 copie genererebbe un guadagno personale tra i 45.000 e i 60.000 euro. Se le copie vendute fossero 50.000 la cifra salirebbe rapidamente fino a 100.000 euro di incasso netto. Con 75.000 copie il guadagno stimato per l'autore toccherebbe la cifra complessiva di 150.000 euro. Un bel tesoretto per la pensione. Magari il giallo verrebbe chiarito se le federazioni locali pubblicassero i loro bilanci. Rispettando la legge sulla trasparenza. Cosa che invece non esitano a fare è la promozione del libro di Landini. A Bologna, città d'origine sindacale del segretario nazionale, la Cgil territoriale decide di pagare una campagna pubblicitaria su Facebook per pubblicizzare un evento in cui il leader presenta il suo libro.
L'evento, per la cronaca, è organizzato da Pandora Rivista e Fondazione MAST nell'ambito del «Festival del Presente», un'iniziativa culturale indipendente. La Cgil mette mano al portafogli - quello degli iscritti - per far sapere a tutti che Landini parlerà del suo libro.