Bersani ha trovato il modo per uscire dal tunnel di viale Mazzini, in cui si era infilato dicendo che il Pd non avrebbe indicato nomi per il Cda (ma con mezzo Pd in disaccordo). Una lettera a quattro associazioni della «società civile» per farsi indicare da loro i due nomi da mettere in Rai, in quota Democratici. Tutte di area, «Se non ora quando», «Libertà e Giustizia » (associazione culturale vicina all’editore di Repubblica Carlo De Benedetti), «Libera»e«Comitato per la libertà e il diritto all’informazione». I due nomi scelti dalle associazioni (che si riuniranno domani per decidere) risponderanno inevitabilmente al Pd, una volta eletti. L’operazione ha insomma l’aria di un espediente, una lottizzazione per interposta persona, o «in appalto», come twitta l’ex presidente diessino della Vigilanza Rai, Claudio Petruccioli: «Se il Pd nomina nel Cda un esponente del partito Repubblica sarà lottizzazione in appalto. Una bella novità! ». I due al momento più papabili sono infatti entrambi in quota Repubblica . Ovvero Giovanni Valentini, editorialista esperto di cose Rai, e Sandra Bonsanti, ex firma della Repubblica di Scalfari, oggi presidente di Giustizia e Libertà.
Almeno uno di loro è dato per certo dai bookmaker di viale Mazzini.L’altro nome del partito Repubblica che circola in queste ore è quello di Concita De Gregorio, ex direttrice dell’ Unità e grande sostenitrice della lista Saviano ( la traduzione politica della lista Repubblica per la Rai). Ma qui si entra nel gioco delle correnti,che aveva complicato le scelte del Pd già all’epoca della nomina del direttore del Tg3, ritardandola di mesi. Per il segretario Bersani, alle prese con le Primarie per la scelta del candidato premier, è indispensabile avere un partner come Repubblica dalla sua, e la scelta di un giornalista del quotidiano per il Cda Rai gli garantirebbe l’appoggio del quotidiano nelle Primarie contro Renzi e altri. La De Gregorio, invece, è in area «veltroniana », minoritaria, perciò le sue quotazioni sono scarse.
L’altro nome potrebbe arrivare o da Articolo21 o dal «Comitato per la libertà», che a sua volta ne riunisce diverse. Ma il ricorso alla società civile amica del Pd dovrà spiegare perché non si è chiesto anche ad altre associazioni. Il centrista Enzo Carra, membro della Vigilanza, ricorda che «il mondo del volontariato e dell’associazionismo è più vasto è ha diritto ad essere rappresentato». E già che si vuole scegliere tra non lottizzati, allora tanto vale pescare tra i quaranta curricula arrivati alla Vigilanza come autocandidature della società civile. Dentro c’è di tutto, dal presidente del Codacons Carlo Rienzi al sociologo Sabino Acquaviva ad una dozzina di professori universitari anche molto titolati. Ma i partiti vogliono gente fidata nel Cda Rai, e il Pd non può fare eccezione, dunque scegliere tra alcune società civili, molto ristrette e amiche, meglio se sponsorizzate da una potenza come Repubblica .
E gli altri? Nel Pdl ci sono sempre le tre opzioni, un posto per l’uscente Antonio Verro da riconfermare, uno per Guido Paglia (in alternativa Rubens Esposito, spinto da Alemanno e Gasparri) e l’altro per Antonio Pilati. L’Udc ha il suo De Laurentiis in Consiglio da riconfermare. Mentre la Lega, dopo i rumors iniziale sulla candidatura della trentenne Gloria Tessarolo, vicina a Luca Zaia, ha smentito di volere una poltrona delle sette nel Cda Rai. Per due motivi.
Il primo è che in cambio la Lega si è assicurata un posto alla Privacy per l’uscente Bianchi Clerici.Secondo, Maroni non poteva andare al congresso federale con una lottizzazione nella Rai contro cui la Lega promuove da anni l’obiezione del canone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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