E il Prof si puntella con Casini «Non ci sono rischi di rottura»

E il Prof si puntella con Casini «Non ci sono rischi di rottura»

RomaMonti si è infilato nei Casini. Dopo il summit con Berlusconi, il premier cerca di registrare il motore della sua «strana» maggioranza in un faccia a faccia con il leader dell’Udc. Cerca appoggio anche dal suo più acritico sponsor politico. Che, chiaramente, glielo garantisce. «Non c’è andato nulla di traverso», scherza Casini. «Ho ribadito a Monti la volontà di concorrere nel sostegno al governo in un momento difficilissimo - ammette il leader dell’Udc dopo la colazione con Monti a palazzo Chigi - l’immagine delle file davanti alle banche greche è devastante». Anche a Casini, così come il giorno prima con Berlusconi, il premier dipinge la devastante situazione internazionale. Il caos di Atene fa paura e le reiterate rassicurazioni per tenere la Grecia nell’euro sembrano non essere sufficienti a far tornare il sereno sui mercati. Casini dà a Monti un appoggio scontato e incondizionato ma il premier sa che non tutti sono con lui «senza se e senza ma». Il Professore malcela preoccupazioni per l’infinita campagna elettorale che investe i partiti. Anche perché, chiuse le amministrative, ci sarà la battaglia per le politiche. Eppure il leader centrista rassicura: «Non vedo rischi di rottura - dice ai cronisti - ma responsabilità seria da parte dei protagonisti della politica. Non credo che nessuno sia autolesionista». Il concetto è che non ci sono alternative a Monti e se qualcuno volesse staccare la spina al governo, porterebbe il Paese nel baratro. «Sarebbe deleterio che forze politiche che si sono sacrificate per sostenere la nascita del governo, oggi facessero un passo indietro». Parla Casini ma sembra di sentire parlare il Professore: «Mi auguro che finiti i ballottaggi si riprenda con sempre maggiore forza nel sostegno al governo Monti, perché se c’è un modo per recuperare la credibilità della politica che è messa in discussione non è quello di fare furberie, tornare al passato, dire una cosa ma pensarne una seconda e farne una terza. Bisogna essere seri e leali».
La situazione è grave anche se Casini prova a spargere miele: «L’Italia ha fatto passi avanti nel mettere in sicurezza i propri conti: c’è stato riconosciuto ieri dagli emissari dell’Fmi». Ma lo spread resta un incubo perché - se continuano a schizzare in alto - il pareggio di bilancio rischia di essere un miraggio. E Monti sa bene che giocare ancora la carta del fisco (patrimoniale?) può far perdere la partita. «Non possiamo deprimere ulteriormente l’economia, sarebbe un massacro. L’unica via d’uscita è lavorare per la crescita», è il refrain di Palazzo Chigi. Ma, parafrasando Tremonti, il Pil non si fa per decreto.

Il governo però qualcosa può fare e con Casini il premier snocciola i prossimi passi della sua «strategia per lo sviluppo». In primis la questione dei crediti che vantano i privati nei confronti della pubblica amministrazione: soldi che non arrivano e mettono in ginocchio le piccole e medie imprese, già strozzate dal cappio fiscale.

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