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Francia, nominato il centrista François Bayrou come nuovo premier
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E sul Prof vuole l'intervento del Colleil retroscena »

RomaIl primo passo è quello di mettere nero su bianco una sorta d'incompatibilità politica che con il passare dei giorni potrà solo diventare più marcata. È chiaro, infatti, che avvicinandosi il voto Mario Monti dovrà necessariamente alzare i toni, soprattutto se i sondaggi continuano a dare la sua Scelta civica inchiodata (quando va bene) al dieci per cento. Ecco perché Angelino Alfano decide di affondare il colpo e mettere in discussione la legittimità del suo essere senatore a vita arrivando a chiedere le dimissioni del Professore da Palazzo Madama. Il primo atto, dicevamo, di una campagna che durerà certamente fino alle elezioni e forse anche oltre. E che molto probabilmente presto coinvolgerà anche Giorgio Napolitano che della nomina di Monti a senatore a vita è responsabile e, dunque, per certi versi «garante».
Alfano prende come pretesto la dura reazione del premier alla proposta di Berlusconi sulla restituzione dell'Imu. Perché, spiega, «gli italiani non possono pagare a vita chi offende gli avversari politici». Ma che Monti si sia tolto il loden e abbia deciso di comportarsi come un qualunque politico non è certo una novità degli ultimi giorni, anzi. Di nuovo, invece, c'è l'intenzione di non concedere nulla al Professore visto che i sondaggi dicono che il popolo dell'astensione si va lentamente riducendo (secondo Swg da ottobre ad oggi è passato dal 40 al 30%) ed è evidente che tra i cosiddetti delusi del centrodestra ci sarà anche chi prenderà in considerazione l'ipotesi Monti.
Ecco perché il Pdl vuole stressare sulla legittimità politica del suo essere senatore a vita, una carica a cui - dice la Costituzione - accedono gli ex capi dello Stato e quelle personalità che «hanno illustrato la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Un ruolo, questa la tesi, che non può essere di un leader di partito o del capo di una fazione, che è quello che fa Monti quando arriva ad accusare Berlusconi di «voto di scambio» e «tentata corruzione» dei cittadini.
Quello delle dimissioni di Monti da senatore, insomma, potrebbe diventare un leit motiv perché - è il ragionamento fatto dal Cavaliere - è la dimostrazione che il Professore usa le istituzioni a suo vantaggio. E tanto potrebbe essere violento l'affondo da arrivare a coinvolgere direttamente Napolitano (che un anno fa lo ha nominato), magari chiedendo pubblicamente un suo intervento come già accaduto sulla magistratura.

Così, dopo Alfano è mezzo Pdl a chiedere le dimissioni di Monti: da Maurizio Lupi («Fatico a riconoscere l'uomo delle istituzioni») a Sandro Bondi («Ruolo incompatibile con la partigianeria e la velenosa faziosità dimostrata») passando per Anna Maria Bernini e Osvaldo Napoli. Anche il leghista Roberto Maroni lo reputa «non degno della carica che ricopre». Mentre Renato Brunetta guarda avanti: «E Napolitano non ha niente da dire?».

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