Ecco quello che la Schlein non ha avuto il coraggio di ammettere in Aula

Alla Camera la leader Pd si è scagliata contro il governo su politiche sociali e salari. Ma ha dimenticato che dem e 5s hanno guidato il Paese fino all'altro ieri: l'attuale situazione è anche una loro eredità

Ecco quello che la Schlein non ha avuto il coraggio di ammettere in Aula

Su che pianeta vive Elly Schlein? Il discorso recentemente pronunciato alla Camera dal nuovo segretario Pd sembrava infatti quello di un marziano catapultato per la prima volta sulle Terra. "Pd, telefono casa", per parafrasare il celebre alieno del cinema. I toni erano quelli indignati di chi si è svegliato solo ora, accorgendosi che l'Italia è stata per troppo tempo governata con trascuratezza (per usare un eufemismo), tra disuguaglienze crescenti, incrostazioni burocratiche e tasse alle stelle. Con il voto del 25 settembre scorso, gli italiani hanno però scelto di affidare al centrodestra il compito di risanare le principali criticità del Paese ma la circostanza dev'essere sfuggita alla nuova leader dem. O meglio, dev'essersi trasformata per quest'ultima in un gigantesco alibi dietro al quale nascondere le incapacità della sinistra.

Le omissioni della Schlein

Secondo la Schlein, infatti, la situazione italica sarebbe da imputare a un governo in carica da nemmeno sei mesi, che sono ora sta iniziando a entrare nel merito dei dossier più complessi. "Sul piano sociale la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità", ha attaccato la leader Pd in Aula, sfogandosi contro il centrodestra e lamentando forti disuguaglianze sociali nel Paese. Quel che Elly non ha però avuto il coraggio e il buon gusto di ammettere è che la situazione attuale è un'eredità lasciata agli italiani proprio dai progressisti. Dal 2013 infatti la sinistra è sempre stata al governo del Paese, con la sola eccezione del primo governo Conte, e rigorosamente senza passare dalle urne. Possibile che, in tutto quel periodo, i dem non siano riusciti ad attuare quelle politiche sociali di cui ora lamentano la mancanza?

I fallimenti dei ministri dem e 5s

"Siete una destra ossessionata dall'immigrazione e non vedete l'emigrazione di tanti giovani costretti dai salari bassi a costruirsi un futuro altrove", ha inoltre rimporverato al governo il nuovo segretario Pd. Così parlò la sinistra "ossessionata" invece dal fascismo (immaginario), dallo squadrismo e dal patriarcato. Ma, al di là degli assilli progressisti, anche qui la Schlein non ha avuto il coraggio di riconoscere che l'ultimo ministro del lavoro e delle politiche sociali (ovvero, quello competente in materia) è stato Andrea Orlando del Partito Democratico. Toh, che coincidenza: proprio il partito di cui Elly è alla guida. E prima ancora su quella poltrona c'era la grillina Nunzia Catalfo, preceduta a sua volta dal pentastellato Luigi Di Maio e, prima ancora, dal dem Giuliano Poletti. Tutti esponenti politici degli attuali partiti d'opposizione.

Salario minimo, nulla di nuovo

Le strane omissioni politiche del nuovo segretario Pd, peraltro, non si sono limitate alla discutibilissima pars destruens. Schlein anche sulle proposte si è dimostrata alquanto deludente. Dal suo scranno alla Camera, la deputata dem ha infatti chiesto a gran voce il salario minimo, proposta tutt'altro che nuova, copiata dai Cinque Stelle che già l'avevano sostenuta in campagna elettorale (e sappiamo come è andata a finire). Pure sul fisco Elly ha messo la retromarcia. "Noi dobbiamo lavorare per una maggiore progressività il nostro sistema fiscale. Andare a colpire le rendite", ha affermato, dimenticando che l'impostazione chiesta dagli italiani al più recente voto è stata di segno opposto.

Il ruolo dell'opposizione è sacrosanto e necessario in democrazia, ma sarebbe auspicabile che venisse esercitato con una certa onestà

intellettuale. Possibile che Schlein si sia dimenticata, durante quel suo discorso così accalorato, di essera alla guida del partito che più ha governato negli ultimi anni? Pianeta Terra chiama Pd: si attendono risposte.

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