La casa romana «a disposizione» dei Ds e gestita dal factotum di D’Alema, Mimmo Di Cintio, i regali per Baffino, la poltrona allo stadio per Roma-Manchester Utd riservata all’ex ministro degli Esteri ma occupata da lui, Francesco Ritella. L’imprenditore indagato per la vicenda degli accreditamenti delle cliniche private con la Regione Puglia, a dar retta alle carte giudiziarie aveva un legame piuttosto stretto con il «Lìder Massimo». Un’impressione rafforzata dal verbale d’interrogatorio di un altro imprenditore della sanità, Giovanni D’Alessandro. L’uomo, sentito dalla procura di Bari il 17 dicembre del 2008, ai baschi verdi che gli domandano se abbia conosciuto Francesco Ritella, risponde così. «Purtroppo sì (...) Un giorno, credo nel 2005, Ritella si presentò nel mio ufficio in viale Unità d’Italia, previo appuntamento, e dopo essersi presentato come imprenditore finanziatore vicino al leader dei Ds on. Massimo D’Alema, mi propose l’acquisto della struttura che rappresento». L’affare non va in porto, ma Ritella con D’Alessandro mesi dopo si vanta ancora, minaccioso, delle sue entrature politiche. Stavolta senza fare nomi, ma alludendo con chiarezza al suo schieramento politico di riferimento. «Ci siamo rivisti - racconta l’imprenditore a verbale - nell’imminenza delle elezioni regionali del 2005 (quelle poi vinte da Vendola, ndr), non ricordo se l’incontro fu casuale o a seguito di una sua telefonata, ma ricordo che Ritella, salutandomi, mi disse le testuali parole: “Gianni, ricordati che se vince la destra io non apro, ma se vince la sinistra tu chiuderai!”». E intanto spuntano nuovi dettagli sulla misteriosa casa romana. Ossia l’appartamento nel centro di Roma che, pur risultando «ufficio di rappresentanza» della società Kentron, - la casa di cura al centro dell’inchiesta baresi sugli accreditamenti ai privati - per gli inquirenti baresi era nella piena disponibilità di Ritella. Quell’immobile secondo la procura di Bari veniva gestito «dal suo amico Mimmo dei Ds» (l’autista-guardia del corpo di D’Alema Di Cintio, ndr), e «messa a disposizione di imprenditori e politici» dietro avvallo dello stesso imprenditore indagato, Ritella.
Il buen retiro, annotano sempre gli investigatori, viene acquisito in affitto dalla Kentron di Ritella probabilmente tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003, «prendendo in locazione un immobile dalla Confraternita di Santa Maria della Quercia dei Macellai, compagnia immobiliare gestita dal Vaticano». L’indirizzo è via Amerigo Vespucci, una bella strada di Testaccio, ex quartiere popolare divenuto di grande tendenza già dagli anni ’80, a due passi dal Tevere. L’edificio, per la Gdf, è lo stesso dove ha abitato la scrittrice Elsa Morante, che nel romanzo «Menzogna e Sortilegio» descrive proprio il cortile di questo grande palazzo. A ricordare la moglie di Moravia c’è una targa, mentre della Kentron, ora, non c’è traccia. Nulla sui citofoni (tantomeno c’è Ritella), e tra chi entra ed esce dal portone nessuno ha mai sentito nominare né la società (che pure lì avrebbe dovuto avere un ufficio di rappresentanza) né il patron Ritella.
Eppure i pm di Bari su quella casa hanno puntato i riflettori. Vogliono capire perché l’immobile targato Kentron fosse «offerto» a esponenti politici del centrosinistra, e per quale motivo la «gestione» fosse stata affidata da Ritella proprio a un fedelissimo di Massimo D’Alema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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