Passerà tutto da lì: il ricorso per l'ineleggibilità di Berlusconi e poi, in caso di condanna in Cassazione (con interdizione dai pubblici uffici) nel processo Mediaset, anche la decadenza da senatore. Il plotone d'esecuzione è lo stesso, la «Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari» del Senato, anche se il peso nei due casi è diverso. Per l'eventuale interdizione di Berlusconi ci sarà un primo passaggio formale in Giunta, mentre il voto vero toccherà all'Aula. Invece, per l'esame della mozione grillina sull'ineleggibilità di Berlusconi, è la Giunta a istruire il procedimento, come un collegio di magistrati. La relazione prodotta poi viene votata dall'Aula, che però può solo accogliere o respingere le conclusioni dei 23 senatori della Giunta, vero organo giudicante sulla «ineleggibilità» di Berlusconi, nella sua doppia funzione di parlamentare e azionista (non titolare però) di un concessioni tv, e perciò «ineleggibile» in base ad una lettura arbitraria della vecchia legge del 1957. I rapporti di forza in Giunta sono sfavorevoli a Berlusconi, a partire dalla presidenza, occupata dal vendoliano Dario Stefàno, e dalla vicepresidenza Pd con la pasionaria abruzzese Pezzopane, convinta dell'ineleggibilità («Berlusconi non lo vorrei più in politica, è un mio agognato desiderio da tanti anni»...). I membri del Pdl sono 6, due in meno rispetto al Pd, due in più del M5S. A bocce ferme il display della Giunta segna un 13 a 10 a favore del centrosinistra-M5S. Dunque, la partita si gioca tutta all'interno del Pd.
Da quelle parti però, rispetto alla mozione grillina, le sensibilità sono diverse. Un senatore della Giunta come l'ex magistrato Felice Casson è scettico, titubanti anche l'altro ex magistrato Pd, la calabrese Doris Lo Moro («il 1957 è secoli fa...») e altri tre piddini in giunta (i senatori De Monte, Cucca e Moscardelli). Poi c'è il dettaglio che Pd e Pdl sono colleghi di governo, e il Pd non ha interesse a far tornare Enrico Letta ai suoi incontri di VeDrò. Tuttavia, in politica spesso il medium, cioè il contesto, è il messaggio. «Dipende molto dal clima che si verrà a creare con la sentenza Ruby, che si aggiunge alla bocciatura del legittimo impedimento - avverte Andrea Augello, componente Pdl della Giunta -. Se si torna all'antiberlusconismo esasperato, le mosse del Pd diventano più imprevedibili, anche sull'ineleggibilità». Un nuovo clima da «caccia alle streghe di Arcore» potrebbe influire sul procedimento che la Giunta metterà in piedi a giorni, anche se la giurisprudenza è favorevole al Cavaliere. Nel '94 il ricorso fu bocciato perché l'inciso in proprio della legge andava interpretato - fu l'esito di allora - in senso stretto come «titolare in nome proprio» della concessione tv, cosa che non si applica a Berlusconi. Ancora nel '96 la Giunta, presieduta dal deputato An Trantino, deliberò di archiviare «per manifesta infondatezza - si legge nel verbale del 17 ottobre '96 - i reclami presentati avverso l'eleggibilità del deputato Berlusconi». Cilecca anche nel 2001, quando l'Ulivo (e anche il Quirinale) lasciò da solo D'Alema nella sua battaglia per l'ineleggibilità di Berlusconi.
Però c'è l'incognita «clima». I tempi, comunque, saranno più lunghi del previsto (il 9 luglio). «C'è un'istruttoria molto complessa da fare - spiega Augello - atti da acquisire, audizioni, e poi prima, per regolamento, vanno risolti i ricorsi sui quozienti elettorali. Ci vuole tempo». Non si sa ancora chi sarà il relatore in Giunta della mozione di ineleggibilità, verrà deciso martedì in base ad un criterio che incrocia Regioni d'elezione e anzianità dei senatori. Nulla osta che il relatore possa anche essere anche un pidiellino.
Altra storia invece sarebbe il voto per il post-Cassazione, in caso di conferma della condanna e interdizione dai
pubblici uffici per Berlusconi. Lì, dopo un passaggio in Giunta (dove il Pd darebbe via libera all'interdizione), la guerra sarebbe in Aula. E col voto segreto - basta che lo chiedano 20 senatori - potrebbe succedere di tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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