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Ecco la vera lotta all’evasione che la sinistra non ha mai fatto

Stretta del governo sulle partite Iva "apri e chiudi": le norme contenute nella legge di bilancio danno già risultati nel contrasto agli illeciti. Smentita la sinistra, che parlava di esecutivo "amico degli evasori"

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I fatti e i numeri parlano da soli, smentendo quanti accusano il centrodestra di strizzare l'occhio agli evasori. In realtà sta accadendo l'esatto contrario e - chissà perché - la sinistra in questo caso tace. Nicchia. Con l'arrivo del governo Meloni è iniziata infatti una severa azione di controllo sulle partite iva "apri e chiudi", realtà spesso al centro di operazioni fiscali opache o addirittura illecite. I fatti e numeri, dicevamo, spiegano al meglio l'inversione di rotta rispetto al passato: l'Agenzia delle entrate ha difatti comunicato che, al 31 luglio 2023, ha emanato 1.221 provvedimenti di cessazione d'ufficio di partita Iva, in applicazione della nuova normativa diretta a scongiurare il suddetto fenomeno evasivo. E altre 500 società, con ben 2 miliardi di euro di fatture emesse, sono entrate nel mirino dei controlli.

Partite Iva, le norme anti-truffa del governo

La stretta del governo sull'argomento è arrivata con la legge di bilancio 2023, nella quale sono stati introdotti due commi al Dpr 633/1972 che prevedono nuove misure di prevenzione e contrasto ai fenomeni di evasione connesse al rilascio delle Partite Iva. In particolare, il comma 15-bis.1 prevede la cessazione d’ufficio della partita Iva per quegli operatori economici caratterizzati da profili di grave e/o sistematica evasione e di inadempimento degli obblighi fiscali nell’esercizio di attività che si esauriscono dopo un breve ciclo di vita.

Le cosiddette partite Iva "apri e chiudi", appunto. Il successivo comma stabilisce che il soggetto destinatario di un provvedimento di cessazione della partita Iva possa richiedere l’attribuzione di una nuova partita Iva solo previa presentazione di una polizza fideiussoria o di una fideiussione bancaria della durata di tre anni e dell'importo minimo di euro 50mila.

Le negligenze di sinistra

Ad affrontare per la prima volta il problema fu l’ultimo governo Berlusconi, con un decreto legge (il numero 78 del 31 maggio 2010), che prevedeva espressamente il contrasto al fenomeno delle imprese "apri e chiudi". Poi sembra che il tema sia passato in sordina, al punto che ora Fratelli d'Italia - rivendicando il rinnovato impegno del centrodestra - parla di "problema diffuso e annoso, che i governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni non hanno mai voluto risolvere o affrontare".

Con l'arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, infatti, la battaglia di legalità e trasparenza è stata rilanciata in maniera prioritaria. Le nuove misure previste dalla manovra 2023 rafforzano difatti l'attività di presidio preventivo connesso all'attribuzione e all'operatività delle partite Iva. In particolare, viene introdotta la possibilità per l'Agenzia delle entrate di effettuare un piano di controlli mirato (analisi di rischio) per verificare l'effettivo esercizio dell'attività e contrastare evasione e frodi fiscali.

Contrasto agli illeciti, i primi dati

Ma come: la sinistra non farneticava parlando di "governo amico degli evasori"? I dati invece raccontano una realtà ben diversa. Opposta. A metà maggio il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, aveva definito i criteri per individuare le partite Iva da controllare; ebbene, in poche settimane sono scattate oltre 1.200 cessazioni d'ufficio. Di queste, 359 sono avvenute in Lombardia (29%), 254 nel Lazio (21%) e 166 in Campania (14%). A seguire Toscana e Veneto con 105 chiusure. In tutte le restanti regioni i provvedimenti hanno interessato complessivamente 232 soggetti. Incrociando i criteri dei nuovi controlli con altri dati sono inoltre emerse altre 500 partite Iva - aperte nel 2021 e 2022 - da sottoporre ad ulteriori approfondimenti. Si tratta di società che presentano anomalie sotto il profilo soggettivo, e che conducono operazioni economiche molto rilevanti. Le fatture in corso di verifica ammontano a 2 miliardi, con una media di 4 milioni di euro a testa.

Quella contro le partite Iva "apri e chiudi" - aveva affermato lo stesso premier Meloni presentando la legge di bilancio - "è una misura di buon senso" che difende i commercianti onesti, ed è "un modo efficace per combattere abusivismo e concorrenza sleale".

I numeri dimostrano un avvio positivo nell'individuazione degli illeciti, nonché un approccio convincente alla materia: giusto colpire i furbetti, senza però screditare - come troppo spesso è accaduto - un'intera categoria (quella delle partite Iva, appunto) che costituisce la spina dorsale del Paese.

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