Gli elettori di sinistra mollano il segretario: solo uno su 10 si fida di lui. Per Grillo ancora un calo

Gli elettori di sinistra mollano il segretario: solo uno su 10 si fida di lui. Per Grillo ancora un calo

RomaIl Pdl di Silvio Berlusconi torna il primo partito del paese. Bersani e Grillo grandi sconfitti. Più di un italiano su tre, 35 per cento, pensa che l'unica soluzione possibile sia un governo Pd-Pdl, anche se di breve durata. La metà degli italiani (50 per cento) vuole tornare subito al voto e il 35 per cento vorrebbe che Napolitano fosse confermato al Quirinale.
Questa l'istantanea dell'opinione pubblica fotografata da un sondaggio Swg per Agorà-Rai3. Le opinioni sono state raccolte il 26 ed il 27 marzo, dunque proprio nei giorni delle affannose consultazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. È evidente che la strategia tentennante del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (pervicace soltanto nel sollecitare al Movimento 5 Stelle un'apertura che evidente non sarebbe mai arrivata) non è piaciuta né agli italiani in generale né a chi vota il centrosinistra. Ma la caduta di gradimento più evidente è quella che riguarda Beppe Grillo: il muro alzato di fronte a qualsiasi tentativo di dialogo non è piaciuto agli elettori. Forse gli italiani cominciano a capire che dietro i «vaffa» non c'è altro.
Ma vediamo le intenzioni di voto. Il partito che guadagna più punti è il Pdl che sale al 26,2 per cento. Scende invece il Pd, che si piazza al secondo posto con il 26 per cento. Perdita pesante di consensi per i grillini che calano di oltre due punti, meno 2,1 scendendo al 24,8 per cento e dunque addirittura sotto la soglia del 25 per cento raggiunta alle elezioni. Un'inversione di tendenza che contraddice quella che è sembrata essere fino ad ora la convinzione di fondo soprattutto di Grillo, ovvero che con la linea dura il movimento possa continuare a guadagnare consensi sino a diventare il primo partito d'Italia.
Grazie al balzo del Pdl la coalizione di centrodestra sale al 32,5 per cento con una Lega sostanzialmente stabile con il 4,3, dunque un guadagno del 3,3 rispetto al risultato delle elezioni. Il centrosinistra scende di poco rispetto all'incasso di febbraio attestandosi al 29,6, meno 0,1 in totale.
Il Movimento 5 Stelle soffre parecchio perché dopo una iniziale salita nell'immediato dopo elezioni ora mostra la corda con la caduta sotto il 25 per cento. È piuttosto evidente a chi addebitare la colpa di questa caduta: al leader Grillo. A confermarlo sono gli altri risultati del sondaggio. Swg infatti ha anche verificato l'andamento della fiducia dei cittadini.
Renzi non perde colpi. Anzi la scelta di tornare a fare il sindaco di Firenze in posizione di attesa al momento si dimostra vincente perché addirittura il 66 per cento degli italiani lo indica come il leader ideale del centrosinistra, quello nel quale ripongono fiducia e speranza. Annichilito invece l'attuale segretario Bersani soltanto il 10 per cento gli farebbe fare il bis come leader di partito.
Renzi poi è quello nel quale gli italiani ripongono più fiducia in generale, 55 per cento. Bersani perde due punti e scende al 30. Non va altrettanto bene a Grillo, il vero sconfitto di questo sondaggio. I suoi «no» devono essere sembrati davvero troppi agli italiani e gli fanno perdere un bel mucchio di punti: soltanto il 29 per cento ha fiducia in lui con un calo netto rispetto alla precedente rilevazione di ben 7 punti. Non solo. Se un 47 per cento dei cittadini ritiene l'ex comico «innocuo», il 40 per cento lo teme e lo considera addirittura «pericoloso per la democrazia».
Renzi invece piace un po' a tutti. Paradossalmente meno agli elettori di centrosinistra, 61 per cento, che a quelli di centrodestra tra i quali guadagna un gradimento del 71 per cento al quale si affianca un 68 per cento di gradimento pure tra gli elettori del Movimento 5 stelle.


Che cosa succede invece nel centrodestra? In questo elettorato il 57 per cento ritiene che sia ancora Berlusconi la carta vincente mentre soltanto il 22 per cento punterebbe su Angelino Alfano e il 13 su Roberto Maroni. I numeri cambiano se si chiede a tutti gli italiani che in maggioranza, 57 per cento, non vedono nessuno dei tre come leader del futuro centrodestra.

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