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Elezioni choc: corrono 169 liste. Respinto il simbolo della Lega

Il Viminale fa modificare il logo del Carroccio con la scritta "TreMonti": inganna gli elettori. Calderoli rassicura: "È già stato tutto risolto"

Elezioni choc: corrono 169 liste. Respinto il simbolo della Lega

Milano - Promosso il «Movimento Bunga Bunga» con due omini stilizzati che si scambiano calci nel sedere e anche la mano che indica la porta di «Fuori Tutti». Bocciata, invece, «Nuova forza Italia for president», ma anche la Lega Nord di Roberto Maroni. Questione di statura per il simbolo elettorale del Carroccio, una «M» troppo alta che ha convinto il ministero dell'Interno ad escluderlo insieme a tutte le liste civetta consegnate in quell'orgia iconografica che si è rivelata essere la presentazione dei contrassegni elettorali. In tutto 219 tra i buoni e le patacche, alcune ideate per semplice goliardia, altre per azione di disturbo. Ieri la decisione che gli ammessi sono 169, in 34 casi il Viminale ha concesso 48 ore per le modifiche e 16 sono stati dichiarati senza effetto per carenza di documentazione. Si salva, dopo tanta indignazione, Beppe Grillo che ha visto escludere il tarocco del Movimento 5 Stelle depositato dall'ex grillino Danilo Foti, così come il premier Mario Monti e il pm Antonio Ingroia che si sbarazzano rispettivamente dei cloni «Monti presidente per l'Europa» e di «Rivoluzione Civile». Via anche la lista Grande Sud. Ce la fa, ben raffigurata in primo piano, una Cicciolina affiancata dal simbolo del Dna, il suo partito Democrazia natura amore.
Ma a far notizia è la sospensione della Lega, anche se la correzione già annunciata per oggi non la escluderà dalle elezioni. Contestata nel simbolo con l'Alberto da Giussano, la «M» maiuscola che compare all'interno del nome TreMonti affiancato a quello del segretario federale Roberto Maroni. Truffaldina, secondo gli esaminatori, quella lettera che potrebbe indurre gli elettori a pensare di votare per Monti, anziché per i leghisti che per l'occasione hanno arruolato l'ex ministro del governo Berlusconi. «Non ci saranno problemi», ha assicurato ieri l'onorevole Gianni Fava depositario del simbolo, annunciando che la «M» maiuscola sarà opportunamente limata. «Monti gode di una tutela particolare - commenta il senatore Roberto Calderoli - e mi piacerebbe che lo stesso trattamento venisse attuato per tutte le liste di Lega patacca». Perché ad essere ammessi sono i simboli di Lega Lombardo Veneta, Lega Federale del Sud, Lega Padana, Lega per l'Italia, Lega Italia e Lega del Sud. Nessuno dei quali ha nulla a che fare con il Carroccio. Poi, spiegando la presenza di Tremonti nel simbolo, Calderoli dice che «alcune forze politiche si sono fatte delle primarie in casa piuttosto discutibili, noi le facciamo invece sulla base dei risultati elettorali per indicare un nome». Quello di Tremonti premier.
«Gli uffici - ha commentato il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri - hanno fatto la loro parte. Se Grillo è rimasto soddisfatto? Credo di sì, noi abbiamo fatto il nostro dovere. Come al solito». E tra quelli ricusati ci sono anche i tre simboli della Democrazia Cristiana, per cui alle elezioni l'unico scudocrociato con la scritta Libertas in campo sarà quello dell'Udc di Pier Ferdinando Casini. «Non ho ricevuto alcuna notifica dal Viminale. Con Monti c'è un'omonimia - se la prende Samuele Monti, consigliere comunale di Frabosa Soprana che si è visto ricusare il simbolo - ma io ho presentato il simbolo prima di Mario Monti. Non conosco le motivazioni della decisione del Viminale, ma in punta di diritto sono perplesso». In punta di diritto.
Nel capitolo nostalgia, sono stati cassati Movimento sociale italiano-destra nazionale M.S.I.-D.N., Movimento idea sociale M.I.S, R.S.I. Nuova Italia, Alba dorata Italia e il drappo del Sacro Romano Impero. Ma anche il Partito comunista e la Lista civica Militia Christi. Passa ovviamente il calcio con Forza Roma in giallo-rosso e Forza Lazio in bianco-celeste. E l'unica speranza per questa Italia così malandata, è che i loro ideatori si fermino qui e non decidano di candidarsi. Con gli ultras non si sa mai, magari ce li ritroviamo un parlamento. In tutto questo gran circo Barnum sono da cambiare entro due giorni il logo Liberi da Equitalia dell'avvocato napoletano Angelo Pisani, la lista coalizzata con il Pdl sia alla Camera che al Senato.
Soddisfatto Beppe Grillo («Ha prevalso il buon senso») dopo aver minacciato di ritirarsi se non si fosse fatta pulizia. Poi, nella prima tappa del suo tsunami tour a Pistoia, se la ride: «Sono 169 liste, pensavo qualcosina di più perché sono pochine...». Certo, come negare spazio e democrazia al «Partito 3 M Movimento mamme nel mondo», ai «Poeti d'Azione» e al pallone rosa di «Io non voto»? Meraviglioso paradosso borghesiano di chi chiederà di votare per un partito che chiede di non votare. Ma chiedendo di non votare, si presenterà alle elezioni per prendere i voti.

E purtroppo non siamo nemmeno su Scherzi a parte.

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