Politica

Elezioni, per Prodi c'è "il rischio di un pareggio come nel 2006"

L'ex premier tifa Bersani ma non esclude la strada di un compromesso dopo il voto

L'ex premier Romano Prodi
L'ex premier Romano Prodi

Romano Prodi osserva la politica italiana con apparente distacco. Inviato speciale per l'Onu nel Sahel, in una conversazione con il Corriere il professore vede diverse analogie con il 2006, quando al Senato finì in pareggio e il suo governo nel giro di due anni fu costretto ad andare a casa. "Se nessuno prevale - sottolinea Prodi - è chiaro che si apre la strada ai compromessi. È normale: in Germania, dove da tempo non c’è un partito dominante, la via è quella delle coalizioni. Stessa cosa, stavolta, potrebbe avvenire da noi".

Prodi lo dice chiaro e tondo: non esclude una coalizione tra il centrosinistra e i montiani. Ma mette le mani avanti: "Dipenderà dalla campagna elettorale, se sarà o no particolarmente sanguinosa". L’ex premier vede anche qualche differenza rispetto a sei anni fa: "La platea dei soggetti è diversa, più variegata". E insiste sul ruolo che potrebbero avere i centristi negli equilibri di Palazzo Madama.

Ma di chi è la colpa di questa situazione di incertezza? Prodi non ha dubbi: è la legge elettorale. "Il Porcellum impedisce di governare e deforma la realtà. A guardare i risultati di Camera r Senato sembra di votare in due differenti Paesi". Soluzioni possibili? Fare il pieno di voti nelle regioni chiave, Lombardia, Campania e Sicilia. Ma ovviamente non è facile. E non esiste una ricetta valida in assoluto: a volte è meglio presentarsi con diverse liste, altre volte con un listone unico.

Insomma, a conti fatti Prodi fa il tifo per Bersani. E lo dice chiaramente.

Ma, fa capire chiaramente, non vedrebbe male una "grossa coalizione" con i centristi a fare da spalla al Pd.

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