M a i liberali tifano per il Brasile o per la Germania? Lo chiedo dopo aver visto l'abuso di liberalismo per giustificare tutto e tutti, cani e porci. Non solo il trionfo dei porci comodi e l'individualismo più sfrenato, ma anche il gay pride, l'animalismo e gli uteri in affitto, le droghe (ma leggere, mi raccomando) e i figli artificiali (ma non più di dieci a testa, mi raccomando). Tutto nel nome della civiltà liberale, compresa la scomparsa della civiltà. Eppure io sapevo che il liberalismo non ha una vocazione totalitaria, è anzi il pensiero fondato sulla limitazione dei poteri, si ferma alle soglie dell'ambito privato, vigila per evitare le ingerenze dello Stato e tutela la libertà, compresa la libertà d'opinione, rifiutando di concepire reati ideologici.
In tema di omosex, ad esempio, sarebbe più liberale auspicare la privatizzazione del sesso e non la sua esibizione pubblica e la sua copertura governativa, la sanzione speciale e penale del sacrilegio di lesa omosessualità e la sua centralità politica, sociale e istituzionale. Sei gay, sono fatti tuoi. Nessuno ti impedisce di esserlo, dice il liberale, e se ledono i tuoi diritti c'è la legge ordinaria a difenderti come tutti i cittadini; ma da qui a fare cortei con sindaci e ministri, innalzare l'omosessualità a programma parlamentare, chiedere la statalizzazione (...)
(...) della gayezza, la sua tutela a norma di legge come per i beni artistici, reclamare lo stravolgimento della realtà e della natura, confondere unioni gay con famiglie, ce ne corre. E poi ci sono liberali e liberali. Si può essere liberali e conservatori, liberali e patrioti, come furono i grandi liberali italiani, risorgimentali e continentali, e si può essere liberal e progressisti, liberal e internazionalisti, come furono in gran parte gli angloamericani. Se non mi sono distratto nel frattempo, Il Giornale rientra nella prima specie, sin dai tempi di Montanelli.
La «e» dopo liberal conta molto, e conta molto pure la congiunzione che ne segue: visto che tutti si definiscono liberali, e dunque non è un segno distintivo, mi dite poi che altro siete oltre che liberali? Non vorrei che si usasse la definizione di liberale per coprire il fallimento sui veri temi liberali: visto che non si abbassa la pressione fiscale, non si sfoltiscono le leggi e i vincoli, non si smette di vessare i cittadini e non si riconosce la libertà come responsabilità e intreccio di diritti e di doveri, allora usiamo la scorciatoia variopinta di applicare il liberalismo monodose, uso individuale, in casa e da passeggio, col gatto, la provetta e il gay. Mi sembra la sorte parallela a quella della sinistra che, avendo smesso di fare la lotta di classe e di tutelare i proletari (con prole) e avendo accettato il dominio del capitalismo, risarcisce il gentile pubblico col liberalismo domestico o da sfilata, quello della libertà individuale di sesso, transgenia, droga, morte e migrazione.
L'argomento che usano ambedue è lo stesso: ma se lui è gay a te che importa, mica tocca la tua famiglia e la tua vita. Ma avete mai sentito dire che c'è una differenza tra sfera pubblica e sfera privata, c'è una differenza tra due che insieme fanno figli e due omosessuali e la prima dicesi famiglia, la seconda è unione; c'è differenza tra padre e madre, c'è differenza tra persone e animali (voi direte, a vantaggio degli animali e sulla battuta ci sto anch'io, ma si dà il caso che siamo uomini; e fino a che i codici non li scriveranno i cani, nella gerarchia degli esseri gli uomini vengono prima degli animali)? Non dobbiamo tener conto di queste differenze? Avete mai sentito parlare di civiltà, sapete che cos'è una comunità, famigliare o civica? Beh, la civiltà, come le comunità, ha un ambito privato e un altro in cui interagisci con gli altri, ti connetti a un tessuto comune e rispetti linguaggi comuni, costumi, tradizioni, principi condivisi. E poi non conta nulla educare le giovani generazioni, indicare priorità, modelli di vita e beni comuni?
E tu, che liberale sei? Mi chiederete. No, io non pretendo di essere liberale, per me la libertà è un mezzo e non un fine, è come l'ossigeno che mi fa vivere, ma non posso avere come ideale di vita l'ossigeno. La libertà è una condizione preliminare, una necessità, e perciò va difesa; ma diventa un valore nell'uso e nei frutti. Non sono liberale ma ho preso lezioni anche dai grandi liberali, a cominciare dai classici che per me sono Tocqueville, Ortega, Berlin e Aron e da noi Cuoco, i risorgimentali, Croce, Pareto, Mosca, Panfilo Gentile e Prezzolini. E non giocando da liberale mi permetto di fare il guardalinee. Non dimenticate che i liberali veri sono sempre stati una piccola, rispettabile minoranza; l'unico partito liberale di Massa era una sezione del Pli nell'omonimo comune. Per diventare popolare, il liberale deve coniugarsi a qualcos'altro, quella «e» famosa che gli dà sostanza e contenuti. Sapete poi che se vi definite liberali e moderati non avete opposto nulla al renzismo? Poteva servire con estremisti e comunisti, non con lui...
Tornando a noi, se anche da queste colonne ripetiamo a scoppio ritardato quel che dicono tutti gli altri giornali su gay, sesso, droga, animali, genetica e via dicendo, se ci accodiamo al coro del politically correct, perché dovrebbero preferirci, leggerci e comprarci? Ricordatevi le leggi di mercato, cari liberali. Sono inesorabili e voi dovreste saperlo più di me.
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