"9%? Ecco l'obiettivo della Lega". Salvini fissa l'asticella delle Europee

Il segretario del Carroccio a Quarta Repubblica: "Toti non si deve dimettere"

"9%? Ecco l'obiettivo della Lega". Salvini fissa l'asticella delle Europee
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Giovanni Toti che “non si deve dimettere”. Lo stop alla giungla degli autovelox. Il Salva Casa che farà tornare gli italiani “pienamente padroni di casa propria”. E poi il ponte sulle stretto di Messina, la guerra in Ucraina, Stoltenberg e l’Europa che verrà. È un’intervista a 360 gradi quella rilasciata ieri sera da Matteo Salvini a Nicola Porro. Un’intervista in cui il leader della Lega fissa l’obiettivo per le prossime elezioni: raggiungere, e magari superare, il 9% raccolto alle ultime politiche nel 2022.

Ospite nel salotto di Quarta Repubblica, il ministro delle Infrastrutture parte presentando i suoi ultimi provvedimenti. Primo su tutti il Salva Casa, un decreto che “certa sinistra” ha cercato di spacciare per salvacondotto per i furbetti. "Io sono partito da un dato di fatto - ha spiegato il ministro - parlando con i geometri, con i notai, con gli avvocati, gli architetti, gli ingegneri, secondo cui c'erano non alcune migliaia, alcuni milioni di italiani ostaggi della burocrazia per piccoli problemi all'interno delle loro quattro mura”. Da oggi, invece, ogni italiano potrà andare in Comune, “pagare quello che deve, regolarizzare e sanare quei piccoli problemi interni e tornare pienamente padrone di casa propria per venderla, per comprarla, per affittarla”. Stesso discorso per gli autovelox, tema su cui Salvini ha cercato di "mettere un po’ di ordine” perché “l'Italia non può avere da sola il 10% degli autovelox di tutto il mondo”. Sintesi: basta con le colonnine che spesso e volentieri servono più a far cassa che a salvare vite.

Difficile dire se i decreti di Salvini aiuteranno la Lega alle prossime europee. Il segretario ci spera. Tanto più che l'obiettivo è "crescere rispetto alle elezioni politiche di un anno e mezzo fa”. Confermare il risultato, o migliorarsi superando il 9%, per Salvini “significherebbe che chi è davanti al televisore sta apprezzando quello che sto e stiamo facendo”. Ma anche che gli elettori condividono una svolta rispetto al Green Deal che tante polemiche sta sollevando: “Imporre a tutti dal 2035 di acquistare solo auto o furgoni elettrici con batterie prodotte in Cina che inquinano di più, che costano di più e che emettono di più - ha detto Salvini -, significa uccidere un settore produttivo, significa chiudere fabbriche, condannare artigiani, terzisti e operai a perdere il posto di lavoro”.

Il risultato di un buon posizionamento del Carroccio potrebbe ovviamente avere effetti anche sulla formazione della Commissione europea. Salvini ne è convinto. "Con i numeri di oggi che stanno premiando in tutta Europa i movimenti alleati della Lega - è il ragionamento - il centrodestra unito potrebbe avere i numeri per governare questa Ue da solo senza i socialisti". L’importante è che "nessuno in Italia o altrove dica: però non voglio Salvini, non voglio la Le Pen, non voglio gli austriaci”.

A colpire nell’intervista, più del resto, è però la difesa che Matteo Salvini fa di Giovanni Toti. Senza se e senza ma. La difesa di un governatore che, a detta del ministro, “ha fatto un lavoro enorme e straordinario per la sua gente e per i suoi cittadini”.

“Io non sopporto quelli che conoscono e stimano il lavoro di una persona per tanti anni e poi quando questa persona ha un problema, si dimenticano di conoscerla - ha spiegato il leader leghista - ritengo che Genova e la Liguria in questi anni stiano avendo una riscossa incredibile" e "ritengo che Giovanni Toti sia stato uno dei tanti bravi protagonisti di questo rinascimento ligure”. Quindi no: a differenza di Giuseppe Conte, Salvini è convinto che Toti non si debba dimettere perché “sarebbe la resa di uno Stato democratico” allo strapotere di chi indaga.

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