Non è ancora il momento della retromarcia ufficiale, ma per Angelino Alfano sul tema delle primarie è arrivato il tempo delle certezze incrinate. L'accelerazione dei tempi dettata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano porterà a un election day con regionali e politiche il 10 marzo e rende più complicato il suo progetto iniziale di votare regione per regione. «Chiederò al presidente Silvio Berlusconi - ha detto ieri - la riconvocazione dell'ufficio di presidenza per assumere decisioni definitive che riguarderanno la formula delle primarie e il loro svolgimento». Perché è chiaro che per quelle all'americana «non facciamo in tempo». Una buona via d'uscita dopo che il ritorno dalla vacanza in Kenya di un Berlusconi in grande forma, ha già avviato il tam-tam della sua ridiscesa in campo.
Perché il problema di come selezionare una nuova classe politica, Alfano ce l'ha bene in mente. E ne ha parlato ieri, salendo a Milano per incassare l'appoggio (semmai le primarie si facessero) di grandi elettori come Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Roberto Formigoni e Maurizio Lupi. I primi due organizzatori con l'anima An del Pdl, della manifestazione, «Sempre con gli italiani, mai con la sinistra», a cui ha partecipato l'ex ministro Mara Carfagna e occasione per presentare i nuovi circoli del centrodestra presieduti da Massimo Corsaro e nati per sostenere proprio Alfano con un documento in dieci punti sottoscritto da 80 tra parlamentari e amministratori. Con La Russa che ne approfitta per smentire, «qualsiasi ipotesi di scissione».
Nel pomeriggio, invece, Alfano ha incontrato Rete Italia e lì Formigoni ha annunciato la sua rinuncia a correre per appoggiare, insieme alla quota ciellina, la candidatura del segretario. «Non sarà possibile andare avanti - aveva detto Alfano in mattinata - se le nostre idee saranno rappresentate da facce impresentabili. La scelta delle primarie è la scelta della competenza e dell'onestà». Ma non è un mistero che le primarie a Berlusconi non piacciano. Ed è altrettanto indubbio che un suo ritorno da candidato eliminerebbe il problema. Ne parleranno insieme martedì in via dell'Umiltà, ma è chiaro che ormai si stia cercando una soluzione alternativa. Mentre da Firenze arriva l'investitura per Alfano anche dalla convention organizzata da Altero Matteoli con parlamentari e amministratori.
Per il resto la campagna elettorale è già cominciata. Con Alfano che attacca il governo Monti e fa esplodere di applausi il tendone piazzato sotto la volta futuristica di Palazzo Lombardia. «Di troppa austerità si può morire», dice attaccando i tecnici. Poi uno schiaffo alla sinistra, «la cui politica economica è dettata solo dalle scelte della Cgil». E consiste solo nel «volere più tasse». Mentre i problemi dell'Italia sono «debito troppo alto, spesa pubblica troppo alta e tasse troppo alte». Un baratro da cui si esce «non aumentando le tasse, ma riducendo gli sprechi». Poi la «favoletta dello spread» che ha abbattuto il governo Berlusconi. «Sono passati mesi, lo spread è sempre alto e nessuno ci ha chiesto scusa». Così come «quando ci dicono che quei sacrifici ce li chiede l'Europa. Non è vero, quei sacrifici ce li chiedono la Francia e la Germania per fare gli interessi dei francesi e dei tedeschi». Ancora molti applausi per un Alfano la cui fiducia, secondo un'indagine Datamonitor per Milano Finanza, è salita dal 29 al 32 per cento in una classifica guidata da Matteo Renzi (43).
Sul fronte della Lombardia, invece, passa la ricetta
Berlusconi. Con il Pdl ormai pressoché ricompattato che cerca di ricostruire l'alleanza con la Lega. Cercando magari di convincere Gabriele Albertini a partecipare a delle primarie di coalizione per sfidare Roberto Maroni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.