Farmaci per cani e gatti con prezzi da Paperoni

La spinta per questa riflessione viene dalla «spending review» con il relativo obbligo che avranno i medici (umani) di prescrivere il principio attivo ai malati, lasciando loro la scelta di usare il farmaco generico gratuito o quello «blasonato» pagandone però la differenza. In campo veterinario questa opportunità non esiste, perché la quasi totalità delle specialità per uso veterinario è «griffata» e i generici si contano sulle dita di una mano. E questo è un problema serio. L'altro problema serio è che troppi farmaci per uso veterinario, a parità di principio attivo, concentrazione, numero di compresse e spesso eccipienti rispetto a quelli per uso umano, hanno un prezzo superiore di dieci volte.
La signora che si presenta in studio ha un cane di 14 anni un po' sfortunato, quanto a salute, ma molto fortunato quanto a proprietari. Soffre infatti di diabete, insufficienza cardiaca e morbo di Cushing, tutte malattie croniche, comuni nel cane. Se ben curate, si tratta di malattie non guaribili, ma che consentono una vita lunga e felice. D'altronde, quanto è accaduto per l'uomo, si ripropone per il cane, il gatto o altri pet (animali d'affezione). Una persona che oggi arriva a 80 - 90 anni, non fa notizia. Naturalmente a queste ragguardevoli età ci si può arrivare in tanti modi. Vivere 10 anni di più nel dramma dell'Alzheimer o di un letto perenne, regalo di un ictus maligno, è un beneficio che lascio volentieri a chi ha fede e coraggio. Io non ho né l'una, né l'altro. Superata la curva che introduce verso il rettilineo finale, spesso la giornata è scandita dagli orari in cui si deve prendere una pillola o fare un'iniezione. Se questo permette di stare benino la scocciatura è accolta di buon grado, specie se a carico di Pantalone.
Anche ai nostri pet abbiamo allungato la vita media. Oggi, vedere cani di 16 anni o gatti di 18, non suscita più clamore. Con le diagnosi precoci e le terapie adeguate, anche loro godono di un autunno più lungo e spesso felice, come quello di Pippo, il cane della signora che mi sta facendo il conto di quanto spende per tenerlo in vita felice. Tra insulina, farmaci per il cuore, diuretici e antiCushing, somministrati quotidianamente, fanno quasi 2000 euro l'anno. E per fortuna è un cane di taglia media. Ma Pippo è fortunato perché la signora e il marito hanno un buon posto di lavoro e se lo possono permettere. E chi non può spendere 200 euro al mese, solo di farmaci per il cane anziano, che fa? Si arrangia. Smette qualche farmaco o tutti oppure talvolta, con le lacrime agli occhi, chiede al veterinario di «collocarlo» da qualche parte, perché non ce la fa più a curarlo.
La legislazione attuale obbliga il veterinario a usare o prescrivere farmaci registrati appunto per uso veterinario e gli consente di ricettare il farmaco per uso umano soltanto in via eccezionale, laddove non esista il suo omologo veterinario. Nulla da eccepire se non che i farmaci veterinari hanno costi troppo alti e mancano completamente generici a basso costo. A parte il privato, si pensi al risparmio che ne avrebbero lo stato e i comuni nei mille canili dove ogni giorno si eseguono trattamenti terapeutici con farmaci «griffati». Milioni di euro.
Sia chiaro che non si vuole addebitare tutto all'avidità delle ditte farmaceutiche, spesso obbligate a tenere prezzi alti per i costi salatissimi che una burocrazia ottusa impone nel registrare un banalissimo vermifugo che contiene un principio attivo in uso da 30 anni in Europa.

La forbice però, tra specialità veterinaria e umana identica, è troppo ampia e di questo si sono accorti alcuni deputati (Binetti, Pezzotta ecc.) che, su spinta del Sindacato Veterinari Liberi Professionisti, hanno firmato una proposta di legge per calmierare un mercato ormai insostenibile per chi vuole garantire a Fido e Silvestro una serena vecchiaia.

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