Lo show è cominciato in dramma, è diventato una farsa ed è finito in gloria. «Se perdiamo alle Europee lascio» è la solenne promessa di Beppe Grillo al termine della gita a Roma. Vi terrà fede? «Questa è una guerra, o si vince o si perde. Sono tutti contro di me, stanno facendo una legge elettorale per fermare noi che siamo la variabile impazzita». E così, tra una sparata sul reddito di cittadinanza («Lo devono avere tutti, dalla nascita alla morte, e lo paghi come paghi le pensioni») e le ironie su Matteo Renzi, «l'ebetino che ora è Dorian Gray», il leader del Movimento 5 stelle si ripropone nella veste che preferisce: quella della vittima.
In programma aveva una conferenza stampa con i corrispondenti dei giornali stranieri, che dopo un po' hanno chiuso i taccuini e se ne sono andati alla chetichella. «Vorrei farle una domanda sull'articolo di Barbara Spinelli». «Non l'ho letto». «Come sceglierete i candidati alle Europee?». «Mah, non lo so, sono 4 o 5 circoscrizioni, tu sai qualcosa?». La sceneggiata è continuata nel centro di Roma, nell'assedio dei cronisti nostrani, con Grillo che arringa la folla dal predellino del taxi in piazza Madama (e chiede al conducente di spegnere il tassametro). Il suo vero obiettivo non è l'Europa o il fiscal compact, come gli chiedono alla stampa estera, ma l'accordo tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale che gli taglia l'erba sotto i piedi.
Altro che giornalisti venduti: quello di Grillo è un comizio itinerante lungo un giorno che si conclude al Senato dove incontra i parlamentari imbottiti di dissidenti. «Con l'Italicum noi saremo tagliati fuori - tuona davanti ai microfoni - immaginate il ballottaggio tra noi e il Pd. A chi indirizzerà il voto Berlusconi con le sue tv e i giornali? Lo sappiamo che non abbiamo scampo per andare al governo. C'è il mutismo di Napolitano che non dice niente, di Letta che non dice niente. Perché il pericolo siamo noi. In base alla sentenza della Corte abbiamo una legge elettorale, il Porcellum senza premio di maggioranza, in un Paese normale si dovrebbe andare a votare subito. Invece dietro l'ebetino c'è il condannato, è andato a Arcore per farsi dettare la linea, si è messo la camicina bianca ed è salito sul camper, scopiazzando il nostro programma».
Grillo esaspera i toni dello scontro. «È una guerra: o si vince o si perde. Noi non possiamo fare accordi con nessuno, vogliamo mandarli tutti a casa. Si vince o si perde, ma se dobbiamo andare via ce lo devono dire gli italiani, non due extracomunitari... extraparlamentari». Un lapsus, d'altra parte anch'egli è un leader fuori dal Parlamento. Il senso è chiaro, Grillo non intende allearsi con nessuno «se gli italiani decidono di sostenere un governo che ha disintegrato questo Paese se lo tengano pure, noi siamo pronti a governare ma in tutt'altro modo».
Ce n'è, naturalmente, anche per il capo dello Stato. «Ci sarà l'impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano», garantisce. Quando? «Non ve lo dico, quando sarà pronto lo presenteremo». Ci stanno lavorando due studi legali che tuttavia per il momento «vogliono rimanere anonimi». L'accusa riguarda la formazione del governo di larghe intese: «Noi abbiamo preso il 25 per cento.
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