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Finale amaro per la Lollo Denuncia il toy boy: «Sposata con l'inganno»

Finale amaro per la Lollo Denuncia il toy boy: «Sposata con l'inganno»

di Pane, amore e fantasia. Il titolo del film di Luigi Comencini risale all'anno millenovecentocinquantatre. Gina Lollobrigida era una bellissima pupa detta la Bersagliera. Vittorio De Sica, che con lei recitò nel film, la definì «la maggiorata», il seno, le forme di Gina erano sontuose e verissime.
Sessant'anni dopo, il pane è una eredità, della stessa Gina, in pericolo improvviso, l'amore è quello galeotto, si fa per dire, con tale Javier Rigau, imprenditore spagnolo, la fantasia è quella di un matrimonio mai esistito ma, sembra, concluso per procura dallo stesso senor Rigau in Spagna, all'insaputa della signora Lollobrigida.
Sembra un film anche questo ma è cronaca vera e amara, anche miserabile. La Lollo è stata la donna-moglie sognata da milioni di italiani (la Loren era l'amante di ogni sogno), andò sposa a ventuno anni e mezzo con il medico sloveno Milko Skofic da cui divorziò nel millenovecentosettantuno. Cento attori la corteggiarono inutilmente, Gina sembrava aver scelto la libertà, la passione per la fotografia, per l'arte, l'indipendenza.
Poi, improvvisamente, una sera di luglio dell'Ottantaquattro, in occasione di una cena nella dimora dei marchesi di Portanova a Montecarlo, incontrò Javier, Javier Rigau. Lei aveva cinquantasette anni, ancora attraente, di caldo fascino mediterraneo, lui, un guapo di ventitre anni. Fu amore imprevisto e immediato ma tenuto segreto, clandestino per quasi un quarto di secolo. L'inizio di una nuova vita. Una passione forte, un amore difficile, Javier vantava altre tentazioni, Gina si rifugiava nel lavoro e nelle sue passioni; nell'ottobre del duemila e sei i due annunciarono al periodico «Hola» di Barcellona di essere pronti alle nozze. La notizia fu così clamorosa che la stampa spagnola vi costruì una grandiosa e ridicola soap opera, Javier entrò in crisi di identità, a quarantaquattro anni scoprì di non essere più uno sciupafemmine in libertà vigilata ma vicino alla depressione, preparò un comunicato e annunciò la rottura della relazione. Gina Lollobrigida non raccolse l'offesa e il tradimento, il matrimonio non era la sua priorità, l'amore sì, le serviva per combattere la depressione, il tramonto di una carriera gloriosa. Ma c'era il resto.
El senor Rigau aveva avuto la possibilità di conoscere il patrimonio della «maggiorata», si tornò a parlare di matrimonio, avvenuto a Barcellona nel duemila e dieci, nuova smentita delle parti. Javier Rigau come un toro tornò alla carica, si ripresentò sul luogo dell'amore, si fece firmare documenti vari, anche una procura per una causa che lui aveva in corso in Spagna, forse altre carte, fra queste, appunto, la procura dell'atto di matrimonio.
Gina Lollobrigida ha scoperto per caso la truffa, dopo aver navigato su internet ha aperto i suoi occhi vivissimi e ha letto di essere la sposa di Javier, marito a sua insaputa dunque, conoscendo la vera identità dell'ex guapo già noto alle cronache per altre imprese azzardate.
Ma la cronaca diventa marginale, prende il sopravvento la storia di una donna che a ottantacinque anni scopre di essere stata raggirata per un quarto di secolo, di avere ceduto alla fantasia, all'amore, trascurando il pane che invece è l'unico obiettivo di Javier. Adesso è tempo di avvocati, è ora di tribunali e di denunce. Una fetta lunga di vita falsa, regalata a chi oggi dice di essere un marito ma non è un uomo. La Bersagliera ha presentato una denuncia per truffa ai carabinieri.

Come nel film del Cinquantatre.

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