Toc toc. «Buongiorno, è la Guardia di Finanza...». Bussano di buon'ora, un'altra volta, i finanzieri del Valutario di Roma guidati dal generale Bollito, a caccia dei segreti del Monte dei Paschi. Perquisiscono le abitazioni dell'ex presidente di Mps ed ex numero uno dell'Abi, l'ex comunista con tessera Pd Giuseppe Mussari. E contemporaneamente suonano al citofono di casa di Antonio Vigni, l'ex direttore generale dell'istituto di credito più antico del mondo. Destinatario del medesimo provvedimento vistato dalla magistratura senese per i due indagati eccellenti nell'inchiesta sull'affaire Antonveneta, un nome estremamente noto della città del Palio: David Rossi. Il terzo incomodo - che allo stato non risulta indagato - ricopre un ruolo strategico all'interno del Monte essendo il responsabile dell'area comunicazione della banca. Il suo ufficio, e la sua abitazione, sono stati messi sottosopra dalle fiamme gialle evidentemente interessate a rintracciare prove e documenti inerenti l'affaire da 17 miliardi per accaparrarsi la banca del Nord Est e il pasticciaccio del doppio contratto con la banca giapponese Nomura.
MAIL IN CORSO D'OPERA
Nonostante sia considerato storicamente vicino all'ex sindaco Piccini, il contradaiolo della Lupa David Rossi è ritenuto dagli inquirenti un uomo di strettissima osservanza mussariana, posto che proprio Mussari, per curare i rapporti con i media nonché l'immagine sua e dell'incarico che ogni volta andava a ricoprire, se lo portò dietro prima in Fondazione e poi in Banca Mps. Ma finora, alle indagini sulla banca, era sempre rimasto estraneo. Finendo solo citato, di striscio, nelle carte di un'altra inchiesta, quella che vede Mussari indagato per l'ampliamento dell'aeroporto senese di Ampugnano. Nell'informativa congiunta Carabinieri-GdF, spunta un'e-mail inviata da Rossi a Mussari. E a margine di questa, gli inquirenti annotano come risulti cancellata tutta la posta elettronica tra giugno e ottobre del 2007. Elemento di collegamento con l'altra indagine, quella su Antonveneta, poiché quell'arco temporale è esattamente lo stesso delle trattative condotte tra l'ex presidente e il boss di Santander Emilio Botin per la cessione della banca veneta, operazione che godrà poi di ottima stampa grazie al lavoro di Rossi. Meno indulgente sarà invece il mercato, che boccerà quell'affare.
LA CIMICE
«La perquisizione di questa mattina nell'abitazione del mio assistito - ha precisato in serata il legale di Mussari, Fabio Pisillo - ha dato esito totalmente negativo. Non è stato rinvenuto alcunché di interesse per le indagini. Di conseguenza nessun documento né cartaceo né informatico, comprese le mail che sono state tutte esaminate, è stato posto sotto sequestro». Secondo quanto riportato in una nota dell'avvocato di Mussari, all'ex numero uno di Mps «le imputazioni mosse sono le stesse già contestate in sede di interrogatorio e per le quali Mussari ha risposto a tutte le domande: trattasi di falsa informazione in prospetto, falsa comunicazione al mercato, ostacolo all'autorità di vigilanza».
Secondo più indiscrezioni «giudiziarie» all'origine del blitz a casa di Mussari, Vigni e Rossi vi sarebbero alcune indicazioni precise emerse in fase di interrogatorio di un supertestimone e la contestuale presa d'atto - in una intercettazione - di un tentativo di occultare documenti che gli inquirenti reputano fondamentali per ricostruire i misteri di Antonveneta. Nel frattempo il nuovo Ad di Mps, Fabrizio Viola, si concede al settimanale Vanity Fair per rivendicare come «queste brutte cose le abbiamo scoperte noi e le stiamo sistemando noi. Nessuno ci fa favori o lavora al posto nostro.
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