La fine dei Professori: da miracolo a sciagura

La Boschi attacca i baroni del radical chic. L'ira della portavoce di Prodi. Da Amato a Monti, quanti danni fatti dagli studiosi

La fine dei Professori: da miracolo a sciagura

Come l'abbia presa Prodi, il «Professore», che pure si spertica da mesi in elogi di Renzi («Il suo Pd è l'unico partito vivo», «Matteo può durare fino al 2018»), chissà che si ricordi di lui per il Quirinale, lo si capisce dal commento della sua storica portavoce, la deputata piddina Sandra Zampa: «Le parole della ministra Boschi contro “i professori colpevoli di avere bloccato le riforme istituzionali in questi trent'anni” producono sofferenza e disagio. Molti professori hanno dato straordinari contributi al cambiamento dell'Italia». Accademici come Beniamino Andreatta, Tommaso Padoa Schioppa, Arturo Parisi, e appunto il suo Romano Prodi, padre nobile dell'Ulivo e del Pd, rottamato in una battuta dalla trentenne Boschi, uno sgarbo che brucia. Accademici come le teste d'uovo di Libertà e giustizia, i vari Rodotà, Zagrebelsky, Settis (tutti baroni universitari) che da anni raccolgono firme e appelli contro la «deriva autoritaria», stavolta di Renzi che vuole eliminare il vecchio Senato (come peraltro propose Rodotà nell'85, ma lì non c'era la deriva). La Boschi ad Agorà li accusa di essere una lobby conservativa, mandarini dello status quo travestiti da progressisti («In questi trent'anni le continue prese di posizione dei professori hanno bloccato un processo di riforma non più rinviabile»), ricalcando l'anatema del premier: «Ho giurato sulla Costituzione, non sui professoroni». Un termine dispregiativo («professoroni»), più di casa nel centrodestra che nel Pd. Bossi la usava per dileggiare gli scienziati della politica che non capivano niente della Lega (uno dei pochi professori che ebbe dalla sua, Miglio, finì per liquidarlo con un insulto terrificante: «È una scorreggia nello spazio»), Berlusconi ne ha sempre diffidato, ricambiato con ostilità dal mondo accademico, fino alle battute sulla perfomance del governo professorale di Monti, battibeccando con un docente in tv: «Lo abbiamo visto quanto sono bravi i professori della Bocconi... Guardi Monti quanto è bravo, ha rovinato l'Italia».

Si chiude dunque così, acidamente, quasi nello sberleffo, per bocca del Pd e non della becera destra, la stagione dei professori: da salvatori della Patria - con il governo Monti, osannato agli inizi - da garanti dell'onorabilità italiana nel mondo, volto sobrio della Nazione dopo la sbornia berlusconiana, a male del Paese. Da soluzione a problema, da risorsa a sciagura, da eroi a tromboni. Un affronto che può essere tollerato, forse, soltanto perché viene da una ministra Pd, se l'avesse detto la Carfagna o la Gelmini e non la Boschi, già ci sarebbero gli studenti in corteo a difesa della scuola e dell'università infangate dal governo. Ma lo stile sbarazzino della truppa renziana, che non a caso non conta docenti universitari tra le sue prime file (erano tutti con Bersani), e non a caso ha prodotto un governo con un basso tasso di laureati (un ministro su quattro, anche in dicasteri importanti, ha solo il diploma), dà sui nervi ai Professori. Come il protagonista del Giovane Holden, romanzo da cui il renziano Baricco (stimatissimo dallo sponsor renziano Farinetti) ha preso il nome per la sua scuola di scrittura, dove siede anche Marco Carrai, braccio destro del premier. I giovani Holden al governo, e i professoroni rosiconi che raccolgono le firme contro.

Il professor Monti ha piazzato all'Istruzione la sua Giannini (ovviamente professoressa), ma si intuisce che guardi ai suoi successori, specie al giovanotto di Firenze, come usurpatori di una poltrona sua. L'emblema del Professore in politica, poi, Giuliano Amato, solo per prudenza non replica a certe trivialità da rottamazione, ma cosa possa pensarne si intuisce da una frase di qualche tempo fa: «Siamo passati dal governo dei professori al Parlamento dei fuoricorso. Purtroppo vedo un ceto politico le cui letture non vanno molto oltre Twitter». Di cui Renzi è un fanatico utilizzatore...Amato, al momento giudice costituzionale ma in gara anche lui per il Quirinale, rimpiange le stagioni dei professori, che però non sempre hanno lasciato buoni ricordi, anzi. In Rai si ricorda la stagione dei professori ('93-'94), anche quelli bocconiani, come un periodo buio, e pure a rischio default (ci volle un decreto «Salva-Rai»). Altro che miracolo.

Storia che si è ripetuta con altri professori chiamati per salvare qualcosa, i tecnici Ciampi e Amato a Palazzo Chigi, e poi appunto Monti, dal 65% di popolarità (gennaio 2012) al 2% dei sondaggi per la sua Scelta civica. Professoroni fuoricorso.

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