Per adesso è solo un fascicolo contro ignoti, il cosiddetto modello 45, il registro degli atti che non costituiscono notizia di reato, aperto dai Pm di Palermo più sull'onda del pasticciaccio del caso Lazio che su denunce vere e proprie. Ma c'è da scommetterci che scava che ti scava, considerato il tema, qualcosa si troverà. Perché se in Lazio Batman & Co. spendevano e spandevano, figurarsi se i siciliani, che per Statuto (e stipendi) sono equiparati al Senato e si chiamano deputati, sono da meno. Tanto più che già di loro sono i più pagati d'Italia (in media 20mila euro lordi al mese a testa) e membri dei gruppi parlamentari più ricchi di tutto il Paese.
Bilanci dei gruppi dell'Ars, l'Assemblea regionale siciliana, nel mirino di Guardia di Finanza e Procura. L'inchiesta, aperta sulla base degli articoli pubblicati in questi giorni da giornali e siti siciliani, per il momento è solo un'indagine conoscitiva che viaggia su due fronti: da un lato le spese dei gruppi, 12,65 milioni di euro che diventeranno entro tre anni 12,75, visto che i deputati prima hanno finto di tagliarsi i fondi ma poi si sono spalmati un aumentino di 100mila euro su tre anni; dall'altro lato le spese riservate del presidente della Regione, che Raffaele Lombardo governatore sono lievitate, solo nel 2011, da 200mila a quasi 500mila euro, finiti in larga parte a soggetti di Catania e dintorni, il feudo elettorale del presidente dimissionario. Lombardo, ormai agli sgoccioli - in Sicilia si vota il 28 ottobre - minimizza: «Non ho fatto sprechi negli anni in cui sono stato presidente della Regione siciliana. Non bevo champagne e le ostriche mi fanno male. Quei soldi sono andati a soggetti bisognosi, ho fatto tutto alla luce del sole. Sono pronto a collaborare con gli inquirenti».
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