Forconi in marcia verso Roma. Divisi, ma pronti all'assalto della Capitale, che nella settimana che comincia oggi potrebbe essere teatro di ben due manifestazioni: quella già annunciata di mercoledì, a piazza del Popolo, ieri disdetta dal Coordinamento 9 dicembre ma confermata da un altro dei capi della protesta, il leader dei Comitati riuniti agricoli Danilo Calvani, quello, per intenderci contestato per la Jaguar; e un'altra manifestazione, benedetta invece dal movimento, che dovrebbe svolgersi comunque entro sabato prossimo.
È stato il giorno delle polemiche, il settimo di questa protesta che coinvolge un caleidoscopio di sigle ma anche studenti, famiglie, piccoli imprenditori. Mentre i presìdi, partiti lunedì scorso, sono continuati un po' dappertutto, ma in tono minore, i distinguo e le spaccature interne sono esplosi. E a farne le spese è stata proprio la manifestazione nazionale fissata per mercoledì a piazza del Popolo. A sganciarsi dall'iniziativa che loro stessi avevano presentato appena qualche giorno fa, il siciliano Mariano Ferro (Forconi) e il veneto Lucio Chiavegato (Life). Motivo del dietrofront, il rischio che a Roma finisca in caciara, anzi in scontri addirittura peggiori di quelli che lunedì hanno messo a ferro e fuoco Torino. «Abbiamo deciso di non venire a Roma per il presidio di mercoledì, tira una brutta aria, non vogliamo essere coinvolti da chi cerca lo scontro con la polizia», ha fatto sapere Ferro, che ha anche detto di essere stato contattato dal sottosegretario ai Lavori pubblici Rocco Girlanda e di essere disponibile al confronto con Letta. E Chiavegato ha rilanciato: «Faremo la manifestazione a Roma ma non adesso, non siamo organizzati e temiamo di non gestire la sicurezza. Non possiamo andare a Roma oggi con il rischio di vedere tra le nostre file chi viene per spaccare vetrine vestito da black bloc». Il contrordine compagni è stato ufficializzato con una nota, pubblicata sul sito del Coordinamento: i nove leader «dichiarano di dissociarsi da ogni azione e/o iniziativa intrapresa dal signor Danilo Calvani del Cra e dalle persone a lui facenti riferimento a causa di alcune dichiarazioni farneticanti che lasciano grande spazio ad interpretazioni che nulla hanno a che fare con i motivi della protesta». Nella stessa nota, il forfait per mercoledì: «La manifestazione indetta per il giorno 18 dicembre a Roma non è più da noi riconosciuta per motivi di organizzazione e di eventuale ordine pubblico».
Dunque, una sconfessione di Calvani. Che invece ha confermato la manifestazione romana: «Mercoledì saremo in piazza, non vogliamo nessuna trattativa. Non si può fare la lotta e contemporaneamente trattare col governo. Come avevamo stabilito andiamo avanti a oltranza, bisogna essere onesti con la gente». Calvani insinua anche che alcuni leader vogliano flirtare con la politica: «Credo che Ferro e i suoi ormai pensino già ad un altro partito. Noi non ci stiamo». Ferro ha controreplicato: «Il nostro non è un dietrofront, il rischio di una manifestazione nella Capitale, con questa rabbia, è troppo forte».
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