La Fornero applaudita a casa della Camusso

La Fornero applaudita a casa della Camusso

Roma Nessun incidente, poche contestazioni e comunque non come quelle alle quali ci hanno abituati No Tav, no global e i vari eredi di Autonomia operaia. Gli operai dell’Alenia hanno ascoltato, replicato e anche applaudito l’interlocutore che, mai come in questi mesi, è controparte. L’attesissima assemblea alla quale ha partecipato Elsa Fornero, insomma, è finita bene. Meglio dell’apparentemente innocuo forum di due giorni prima organizzato dalla Conferenza episcopale del Piemonte, preceduto da lanci di uova e petardi contro il ministro.
Fornero aveva detto che sarebbe andata «su invito della Fiom» e così è stato. Si è presentata allo stabilimento torinese del gruppo aerospaziale ieri mattina, ha dribblato le contestazioni e i presidi all’esterno dello stabilimento e poi ha parlato, senza fare nessuna concessione alle ragioni degli ospiti.
La soluzione sull’articolo 18 contenuta nella riforma del lavoro? «È equilibrata» tanto che «non è piaciuta alle imprese né a una parte del sindacato. Il compito del governo era trovare una soluzione equilibrata in vista di permettere alle imprese di non considerare più il dogma: assumo e non posso più licenziare. Non ho la presunzione di convincere voi che la riforma sia giusta, ma voi non abbiate la presunzione che sia sbagliata». Gli esodati? «Una soluzione la troveremo». La riforma delle pensioni? «È stata una botta. Lo ammetto. Ma quando il malato è grave, non ci sono alternative». In generale per il ministro «è vitale che il governo non si chiuda nel palazzo».
E i dipendenti dell’Alenia hanno apprezzato. Poche interruzioni da parte dei circa 1.000 lavoratori. In particolare quando ha parlato di articolo 18. Michele, 32 anni, ha anche preso la parola: «Quando l’ho vista piangere in tivù dopo l’allungamento dell’età della pensione ho pensato che finalmente c’era qualcuno diverso. Poi mi sono ricreduto».
Alla fine dell’assemblea il ministro lo ha cercato per stringergli la mano e lo ha invitato ad avere fiducia. «Io mi fido di lei», ha risposto il lavoratore.
Alla fine un applauso caloroso e l’apprezzamento dei sindacati. Ma non di tutti. Solo la Fiom ha lodato Fornero. «L’anomalia non è che un ministro sia venuto a incontrare i lavoratori, ma che tutti gli altri ministri non incontrino i cittadini», ha detto Giorgio Airaudo, segretario della Fiom, esponente torinese e «diplomatico» del sindacato più a sinistra. Sua l’iniziativa di tenere aperti i canali con il governo e suo l’invito a Fornero.
Mossa che non è piaciuta affatto alle confederazioni dei lavoratori che con Fornero devono trattare direttamente, a partire dalla Cgil. Susanna Camusso giorni fa aveva provato persino a fermare il ministro parlando di una «scelta discutibile». Fornero ha resistito sostenendo che sarebbe stato scortese rifiutare l’invito da parte di mille lavoratori. Ieri la replica del segretario generale della Fiom Maurizio Landini alla leader della sua confederazione: «La riforma non va, ma Fornero fa bene ad ascoltare gli operai», ha detto all’unità il leader delle tute blu Cgil.
Insomma, come commentavano ieri molti sindacalisti, il ministro del lavoro tra la moderata Cgil e la sinistrissima Fiom, ha scelto quest’ultima. Si è prestata a un gioco che mina il principio della rappresentanza, forse consapevolmente o forse no. E non è un caso che fuori a contestare il ministro c’erano le sigle che accettano il confronto: Fim-Cisl, Uilm, Ugl e Fismic. «Giudichiamo la decisione del ministro Fornero inopportuna è pensiamo che il posto del ministro sia a Roma a discutere con Cgil, Cisl e Uil anziché partecipare a iniziative che dividono il mondo sindacale», ha tuonato il segretario della Fim torinese, Claudio Chiarle.
Concetti simili erano stati espressi nei giorni precedenti dai leader di Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, che sono in realtà i veri interlocutori del ministro.

In sintesi, la mossa di Fornero è la prosecuzione della linea di Monti sui sindacati e la conferma che la concertazione è finita. Talmente finita che per il ministro incontrare un sindacato disposto a trattare o uno che sicuramente dirà no ad ogni sua proposta, è indifferente.

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