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A forza di tagli nell'esercito ci saranno solo sessantenni

Roma«Combinato disposto» è il termine burocratico che sta a indicare gli effetti reali prodotti dall'incrocio di due leggi. Il «combinato disposto» della riforma Fornero delle pensioni con l'applicazione della spendig review sarà quello che, senza interventi correttivi, tra dieci anni 8 militari su dieci avranno un'età compresa tra i 50 e i 60 anni.
«La situazione è grave», confida il comandante di un reparto operativo. «La massima efficienza un militare di truppa riesce a garantirla fino a 35 anni. Dopo, i naturali e fisiologici fattori esterni finiscono per condizionarne l'operatività. Nel mio reparto, un militare su tre il prossimo anno avrà più di 35 anni. Erano uno su sette nel 2010».
Tra il 2011 ed il 2013 gli arruolamenti nelle Forze armate sono diminuite del 33 per cento. Vale a dire, che è stato cancellato un posto ogni tre. Nei Carabinieri il calo è stato del 42 per cento. Ma si tratta di numeri «virtuali». In realtà, a tutt'oggi nel 2013 non c'è stato un nuovo ingresso. Mancano i soldi: dicono negli Stati Maggiori. In tal modo, il blocco del turnover è al 100 per cento.
La speranza è che con la legge di Stabilità (o con il decreto che potrebbe anticiparla) vengano sbloccate le risorse almeno per l'assunzione di una quota pari al 20 per cento del totale dei reclutamenti previsti. E se nel 2014 non vengono individuate, la previsione che il «combinato disposto» possa realizzarsi diventa concreta.
Ciò che non ha risolto la riforma Fornero è stato proprio l'allungamento dell'età lavorativa dei militari; quando, in realtà, il problema non è la permanenza al lavoro, ma la loro uscita. La riforma dello strumento militare dovrebbe favorire un alleggerimento del peso economico sul fronte del personale, ma la sua gradualità è stata intaccata dall'applicazione immediata della spending review.
La possibilità che tra dieci anni sia possibile evitare di vedere impegnati in missioni all'estero paracadutisti o alpini con gli occhiali da presbite attaccati al collo è legata alla revisione - anche per i militari - della riforma Fornero. Sia in ingresso sia in uscita. Vale a dire, che (applicando la riforma dello strumento militare) si devono introdurre meccanismi di elasticità tali - spiega il comandante di prima - da impegnare giovani con le stellette per un massimo di 9/10 anni; e poi garantire loro un reinserimento nel mondo del lavoro: sia tra le forze di sicurezza sia nel mondo civile.
Il problema del reclutamento è avvertito dal governo. Tant'è che il sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti ha lanciato un'idea: «Sono favorevole ad aprire le porte dell'esercito agli immigrati e per loro dobbiamo pensare anche al servizio civile». Secondo la Pinotti, l'ingresso degli extracomunitari dovrebbe produrre un fenomeno sociale simile a quello che esisteva ai tempi della leva obbligatoria. «Quando c'era, i giovani di tutte le regioni avevano l'opportunità di incontrarsi e conoscersi. Questa possibilità ha reso l'Italia più Italia».
L'ipotesi a cui si sta lavorando è quella di offrire agli immigrati il permesso di soggiorno in cambio di un periodo sotto le armi. In tal modo, esponenti di governo contano di offrire una soluzione sia al problema dell'immigrazione (per superare la legge Bossi-Fini) sia all'invecchiamento delle Forze armate.
L'apertura agli «immigrati con le stellette» rischia però di innescare concorrenza tra chi è nato e chi non è nato in Italia. Anche perché, il problema dell'invecchiamento degli uomini in divisa non è dato dalla mancanza di domande di arruolamento; bensì, dagli arruolamenti veri e propri. Congelati quest'anno per mancanza di fondi.

E il rischio che tra dieci anni avremo un esercito di mezz'età diventa sempre più concreto.

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