Cronache

Le frasi choc degli attentatori: "Pensa se trovano il pistolone"

Arrestati due anarchici per l'agguato ad Adinolfi. I timori degli indagati: "Si, guarda ho sparato io". Contatti con la Grecia. E sul web nickname presi dai cartoni animati

Le frasi choc degli attentatori: "Pensa se trovano il pistolone"

Frasi mozzate dalla fobia delle intercettazioni del Ros. Tutti i telefonini spenti nel giorno dell'agguato. Documenti di proselitismo armato buttati nei cassonetti (e poi recuperati dalla Digos). Nickname presi dai cartoni animati per sfuggire ai controlli. Giornali clandestini, contatti con gli insurrezionalisti greci e napoletani. C'è di tutto nelle 63 pagine del decreto di fermo dei presunti attentatori del manager Ansaldo. Conversazioni shock, per cominciare.

«LO SAI CHE NON ERO A TORINO»

Alfredo Cospito, il leader del gruppo, in un appartamento di Bordighera pieno di cimici parla con la sua compagna Anna Beniamino. Discute, secondo i carabinieri, di un probabile errore commesso a Genova: «Ma lo sai che (quel giorno, ndr) non stavo a Torino no!? È per quello che m'han messo sotto controllo Anna! Perché c'è il nostro comunicato. C'è il nostro video lì». Altra intercettazione. È il 13 giugno, il sospettato è intercettato con l'amico Nicola Gai: «Come vengono, il pomeriggio non ci sto! Pensa se trovano quel pistolone».

«IL MESSAGGIO DA MILANO...»

Cospito insiste: «Un giorno che tu sei a Genova». Gai lo interrompe: «eh un giorno in ufficio...io te lo dico: sì, ho sparato ma non...». Cospito: «Quando sono andato a pisciare, ma scusate perché tu stavi la»? Gai: «no ma hanno qualcosa». Cospito: «Io voglio sapere che cazzo ci sparano». G: «Dovevamo mandare il messaggio (la rivendicazione, ndr) da Milano». Traduzione degli inquirenti: «Il contenuto della breve conversazione conferma il coinvolgimento di Gai nell'attentato e la riconducibilità agli indagati della rivendicazione. Durante la discussione gli indagati davano per scontato di essere a rischio e di subire perquisizioni ed arresti per Adinolfi; Gai diceva “come vengono il pomeriggio non ci sto”. Ma non solo: Gai forniva elementi quando parla del “pistolone” facendo evidentemente riferimento all'arma utilizzata per l'agguato. Fondamentale poi l'ammissione di Gai di essere stato colui che materialmente aveva sparato».

PAPERINA E ARCHIMEDE KILLER

Per il salto di qualità attraverso l'uso delle armi, arrivando così «a far fuori un servo dello Stato», i rappresentanti della Fai ne discutono usando identificativi da cartoon. Nell'elaborato «Quattro anni... dicembre 2006», oltre a un bilancio dell'attività del Fai sotto le sue venti sigle, si stila il programma futuro. Ad «Archimede Pitagorico» e «Paperina», replica «Quo»: «È una questione di mezzi, bisogna usarne di più selettivi: pistole non esplosivo (...) Abbiamo deciso di procurarcele e iniziare ad usarle». Archimede: «So come farvele avere, da parte mia però mi sembra di essere l'unico qui ad agire anche individualmente». Paperina: «(...) Già una volta mi ero ripromessa di mollare con le bombe e usare le pistole, non per uccidere però!». Archimede: «Come cazzo le vuoi usare, come fionde?». Paperina: «Colpire senza uccidere è chiaro! Non perché non mi farebbe piacere uccidere qualche porco, ma per il solito, vecchio discorso, la repressione sarebbe indiscriminata».

COPIA E INCOLLA FATALE

A incastrare i due anarchici, gli stessi «contenuti ideologici» e le «ripetizioni» in copia e incolla delle parole (realismo, ricerca del consenso, ad azione corrisponde reazione) e dei «proclami» nella rivendicazione dell'agguato ad Adinolfi, nel documento clandestino Kno3 (che Cospito buttava nell'immondizia o imbucava alla posta con la Digos alle calcagna) nelle relazioni del «cartello internazionale Fai/Fri». La zappa sui piedi Cospito se la dà con l'hardware del suo pc, dove si scopre che si anagrammava per fingersi «un compagno greco» di nome Pitokos.

IL FISCHIO: «CI ARRESTANO...»

Cospito e signora leggono i giornali che parlano di arresti imminenti. Vanno nel panico. Chiedono all'avvocato di informarsi in procura «se ci siamo anche noi tre», perché «stanno indagando su di noi, tutti quei microfoni non si spiegano». Secondo gli investigatori Cospito poi utilizza un fischietto artificiale per sfuggire alle microspie e per far capire alla donna che, come un uccellino, è forse il caso di volare via. In latitanza

NAPOLI E LA TAV

Spuntano infine registrazioni di anarchici napoletani destinatari della rivendicazione di Genova prima ancora dell'invio al Corsera, come peraltro già avvenuto per gli attentati alle ambasciate di Svizzera, Cile e Grecia. Nel «Centro Studi Libertari Louise Michel» in piazza Matteotti, dove ci si confronta sulla necessità di esportare a livello nazionale il progetto, ci si complimenta a vicenda: «Rendetevi edotti, l'abbiamo ricevuta». «Cosa?», chiede una donna. «Il comunicato della Fai informale, leggi». Lo stesso indirizzato al periodico anarchico Invece viene trovato in una casella postale intestata a Michele Alessio Del Sordo «detenuto a Torino per i fatti Tav inerenti Val di Susa». L'esponente napoletano Mendicino e l'ellenico Tasioulas, che fanno avanti e indietro con la Grecia, sono a Torino un mese prima dell'agguato di Genova. Intercettati fanno riferimento al «fatto del Valentino» (il parco del Valentino è vicino a casa di Cospito) eppoi, dalla viva voce dello straniero, una frase da brivido: «Sette maggio, inizio lavori».

È la data dell'agguato al manager Ansaldo, il work in progress anarchico a mano armata.

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