Trattasi di bufala. Per chi credesse ancora che i voti del Front National siano dovuti solo alla battaglia anti-immigrazione, sbaglia. É stato il quotidiano Le Monde a pubblicare un grafico che indaga sul punto: davvero Marine Le Pen è stata votata nelle città col maggiore tasso di immigrati? Tutt'altro. Non esiste, stando all'analisi statistica, una diretta correlazione tra questi due fattori: alte percentuali di immigrati non hanno aiutato il Front National a sfiorare il 25% alle elezioni europee nelle città più esposte al fenomeno, visto che ha preso più voti in località dove non si registra alcuna «paura dello straniero». Una smentita che era già nell'aria. Un altro dato mostrava infatti come la penetrazione del messaggio lepenista avesse raggiunto fasce diverse di popolazione. Perfino di rappresentanza sindacale. Nelle aziende, stando a un sondaggio dell'Ifop pubblicato il 28 maggio da L'Humanitè, già organo dei comunisti e oggi vicino al sindacato più intransigente, Marine ha guadagnato consensi fra gli iscritti di tutte le sigle, ottenendo tra gli operai un consenso complessivo vicino al 43%. Il sondaggio, post-voto, mostra come «le dighe anti-Le Pen» costruite dalle organizzazioni sindacali tradizionalmente legate alla sinistra «non siano tutte così solide», scrive il quotidiano economico Les Echos. E testimonia come le critiche al Front National, basate sulla paura dell'immigrato come persona che arriva in Francia per «rubare» lavoro ai francesi sia argomento superato dal nuovo corso lepenista, basato semmai sulle critiche al sistema economico: regole europee che non tengono conto delle specificità di alcune aree del Paese; delle differenze tra territori, anche in Francia.
Il Front National è primo partito in 5 delle 8 circoscrizioni francesi e fa registrare i trionfi più pieni nel Nord-Ovest (33,61%), nell'Est (28,96%) e nel Sud-Est (28,18%), dove più che il tema immigrazione ha attecchito il proposito di nuovi investimenti per aziende medie e piccole. Ha votato per Le Pen il 37% dei disoccupati per questa ragione. Solo il 13% si è affidato ai socialisti per uscire dalla crisi occupazionale. Mentre il voto operaio al Ps si è ridotto all'8%. L'immigrazione certamente è stata un cavallo di battaglia della campagna elettorale, talvolta con scelte discutibili: come i manifesti con una bimba rom che sorride mostrando la «V» di vittoria sotto, le insegne del movimento Bleu Marine. Si trattava di Leonarda Dibrani, la quindicenne kosovara prelevata da scuola e allontanata con la famiglia dal governo socialista, usata come simbolo dai lepenisti per la difesa dei confini europei a una settimana dalle elezioni Ue. Tradotto: per impedire il suo ritorno, votate Le Pen. L'immagine, però, non è mai stata usata nelle città, ma su Twitter, senza che Marine se ne assumesse la paternità, attribuita al numero due del Front, Florian Philippot. Il premier francese, Manuel Valls, a tre giorni dal voto ha precisato che la ragazza rom non sarebbe tornata in Francia. Ma l'effetto è stato limitato. Insomma, va bene gridare «Francia svegliati» per chiedere ai propri connazionali di guardare in faccia al «pericolo Le Pen», come hanno fatto giovedì da Parigi a Lione migliaia di giovani.
Ma che il grido sia anche una sveglia per l'eurosinistra intellettuale, rimasta ancorata alla tesi che Le Pen vince solo perché combatte l'immigrazione. Quando invece sembra aver già convinto i francesi, a suon di idee e programmi di rilancio, che sia lei la più accreditata per l'Eliseo nel 2017.Twitter @F_D_Remigis
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