Roma - Lo criticano i suoi parlamentari, Il Fatto Quotidiano, il suo blog. Ora non è più Grillo contro un manipolo di traditori, ma è la rivolta dei figli contro il padre. È poi la fine di un amore, quello del Fatto, appunto, per i Cinque stelle. Da qualche giorno il quotidiano di Padellaro non lesina articoli e commenti sugli errori di Grillo e del suo alter ego Gianroberto Casaleggio. Ma ieri è arrivato l'affondo che ha fatto più male, un assolo di Marco Travaglio. Il fustigatore del Fatto critica il modello «rigido» di gestione del partito della coppia Grillo-Casaleggio. Pur senza scaricarli del tutto, Travaglio scrive: «Sulla clandestinità i due capi dei 5 stelle hanno perso un'occasione per tacere». E inoltre su questo tema soffrono di «profonda disinformazione». Due pagine interne del giornale erano poi ieri tutte all'attacco di un Movimento, che è riuscito a non dividersi sugli scontrini ma che ora rischia la spaccatura sui clandestini.
Sul blog di Grillo è partita la rappresaglia contro il quotidiano, a firma di un blogger vicino a Beppe. Il militante Tinazzi, che spesso firma post sul blog, un «dirigente» molto stimato da Grillo, polemizza: il Fatto «ha sostituito l'Unità come organo del Pd». Il quotidiano di Padellaro e Travaglio ha lanciato una «possente campagna» fatta di «battute e insulti contro Grillo e accuse di xenofobia». Ma c'è chi suggerisce al comico, come Marco: «Un po' di autocritica mai, eh?». Leandro, che si dichiara attivista ed elettore, bolla come «solenne stupidaggine» l'intervento di Grillo sugli immigrati: «Non voglio che per colpa vostra il M5S perda consensi o la strada di rinnovamento. Smettetela! Il M5S siamo noi, non voi».
L'intervento filo-Grillo di Tinazzi non è piaciuto a molti: «Travaglio e la redazione del Fatto sono tra le poche voci libere che ci sono in Italia», reagisce Riccardo Garofoli.
Grillo non ha risposto direttamente al Fatto, ma lo ha fatto Casaleggio, a un articolo di Andrea Scanzi: «Non mi sono mai candidato in Forza Italia. Andrea Scanzi dice il falso», ha scritto brevemente il guru del M5s. «Tale ricostruzione della candidatura di Casaleggio è persino generosa nei suoi confronti, ma io in fondo sono un buono», ha ironizzato il giornalista.
Martedì Grillo e Casaleggio sono attesi a Roma per una riunione con i gruppi parlamentari della Camera e del Senato. Bisognerà chiarire la linea sull'abolizione del reato di immigrazione clandestina, che i senatori hanno presentato a Palazzo Madama sotto forma di emendamento strappando il sì della commissione giustizia. Ma loro, i senatori, non torneranno indietro. Grillo è all'angolo: se Beppe «vuole che il progetto arrivi lontano, deve aprire la mano e lasciarlo andare - ha scritto su Facebook il senatore Francesco Campanella - L'alternativa è un brutto lancio. E milioni di sogni infranti».
Questa volta i dissidenti sono troppi per essere frenati dalla paura. Non sono capri espiatori, ma i trascinatori di una ribellione contro un metodo di gestione esterna del duo Beppe-Gianroberto ritenuto troppo soffocante: per far vivere il Movimento bisogna dargli la libertà, dicono in sostanza gli ammutinati.
Anche la base continua a criticare: «Il tema dei migranti nel programma è rimasto una lacuna grave e il blog non ha mai spinto a una discussione sul tema. Perché?- chiede Viviana Vi -. Quanto è successo deve spingere Grillo e Casaleggio a non avere in futuro reazioni esagitate e controproducenti».
C'è poi un altro divorzio di Grillo, ed è quello, definitivo, da Stefano Rodotà, l'ex candidato e beniamino dei Cinque stelle alla presidenza della Repubblica: «Non è possibile governare i gruppi parlamentari dall'esterno, chiudendoli in una gabbia», commentava ieri il giurista, sulle uscite della coppia al comando dei pentastellati.
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