Fuoco per cancellare la vittima Quante giovani vite finite così I precedenti

Purtroppo non è un fatto eccezionale dar fuoco alla vittima nel caso di minori. Per gli esperti è sintomo di movente passionale, di volontà di cancellare la vittima. A Brescia nel dicembre 1991, fu uccisa così dal fidanzato la sedicenne Katiuscia Razio dopo essere stata colpita con un tubo di ferro. Nel maggio 1992, una quattordicenne di Roseto degli Abruzzi, Donatella Salari, fu uccisa e poi bruciata «per amore» dal fratello di una sua amica. Nell'agosto 1993, il corpo di Manuela Petilli Marchelli, 15 anni di Ivrea, fu trovato semicarbonizzato a pochi chilometri da casa. Autore dell'omicidio un 28enne nomade. Una bambina di 8 anni, Gabriella Mansi di Andria fu uccisa nel 2000 col fuoco mentre era ancora viva dopo aver subito un tentativo di violenza.

A ucciderla cinque ragazzi tra i 18 e 20 anni. A Formia, in provincia di Latina, il 30 gennaio 1989, Gisella Treglia, 17 anni, fu uccisa da un 19enne Alfonso Coppola, ex fidanzato della cugina. La ragazza fu colpita da 17 coltellate. E poi il fuoco.

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