La Germania dei furbetti e degli opportunisti va a sbattere contro il pugno di ferro della Commissione Ue. Dopo mesi di tentativi di trovare una soluzione, Bruxelles ha avviato una procedura di infrazione contro Berlino perché non ha imposto alla casa automobilistica Daimler-Mercedes di attrezzare i nuovi modelli all'uso di un nuovo refrigerante per sistemi di aria condizionata mobili a impatto ambientale ridotto. Un'alzata di spalle, questa, che ha fatto traboccare il vaso. E così tra Bruxelles e Berlino la tensione è salita al massimo.
La messa in mora, primo passo formale della procedura, è stato annunciata ieri dal vicepresidente Antonio Tajani. «Non sono un poliziotto, ma il mio ruolo è quello di far rispettare le regole Ue. Resto disponibile a trovare una soluzione con le autorità tedesche».
I problemi sono di due tipi: da un lato, nel 2013 sono state immesse sul mercato auto non in regola con le norme Ue, dall'altro le autorità tedesche hanno esteso l'omologazione valida per le vecchie auto anche alle nuove non a norma. In sostanza, con la connivenza delle autorità tedesche, il gruppo Daimler ha potuto immettere nel mercato europeo veicoli (circa 130mila) non in linea con le regole ambientali Ue. Di conseguenza, ha detto Tajani, tali automezzi «non possono essere venduti e neppure registrati nel territorio del mercato unico». D'altra parte, il governo tedesco non ha fatto mistero della sua scelta comunicando formalmente alla Commissione che l'Autorità federale del trasporto aveva accettato la richiesta di Daimler di estendere l'uso del vecchio refrigerante per 6 mesi. E questo è il secondo motivo di illegalità che riguarda automobili nuove già circolanti. Di qui la valutazione di Bruxelles: le proroghe sono state chieste e ottenute «al solo scopo di eludere la direttiva rendendola inapplicabile e inefficace; le regole devono essere rispettate, non si può mettere a rischio il corretto funzionamento e la coerenza del mercato interno».
Nei mesi scorsi la Francia aveva bloccato la vendita di alcuni modelli con la stella della Mercedes (Classe A, Classe B e Cla); decisione però bocciata dalla giustizia amministrativa perché mancava il requisito dell'urgenza e, soprattutto, dell'evidenza di un danno ambientale di grandi proporzioni vista l'esiguità del numero di Mercedes «illegali in territorio francese».
Lo schiaffo all'industria tedesca delle quattro ruote (il caso, comunque, riguarderebbe anche la Gran Bretagna, dove si starebbe indagando su Toyota, il Belgio e il Lussemburgo, a cui sono state richieste spiegazioni) è il secondo in pochi giorni, dopo lo scandalo dei voti gonfiati che ha travolto il potente Adac, l'Automobile club tedesco forte di 19 milioni di soci, organizzatore di un importante premio assegnato dai lettori del magazine Motorwelt.
Ma di sculacciate la Germania di Angela Merkel nell'ultimo periodo ne ha prese altre. Nel mirino sempre di Bruxelles è finita anche la bilancia commerciale tedesca, che nella media dell'ultimo triennio ha accumulato uno squilibrio tra import ed export oltre il 6% del Pil, infrangendo in questo modo le regole comunitarie. Senza dimenticare il faro acceso su Berlino dall'eurocommissario alla Concorrenza, Joaquin Almunia, contro il sistema incentivante per le fonti rinnovabili. E ora il procedimento contro i maestrini di Berlino, un duro colpo anche nei confronti dell'«Europa dei due pesi e delle due misure» in virtù della quale, proprio a causa dell'atteggiamento opportunista della Germania, l'Italia ne ha fatto le spese.
La Cancelleria ha ora due mesi di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora sul caso Daimler. Se Bruxelles non sarà soddisfatta, la vicenda sarà portata all'attenzione della Corte di giustizia Ue. I tedeschi rischiano pesanti sanzioni e il ritiro dal mercato, per essere adeguati alle norme, dei modelli commercializzati con il refrigerante fuorilegge.
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