Roma - Analisi del sangue ed esami specialistici gratis per un esercito di ricoverati fantasma. Una schiera nutrita di persone che non hanno mai messo piede in ospedale, ma che grazie alla connivenza di medici e infermieri «amici» e complici, sono riuscite a saltare le lunghe file d'attesa e ad usufruire di prestazioni a costo zero. La megatruffa, perpetrata da ottocento professionisti dislocati in 13 ospedali umbri, è stata scoperta dai carabinieri del Nas di Perugia al termine di un'indagine che ha portato in superficie un danno all'erario di un milione e 200 mila euro. Il malcostume, che interessava non solo aziende ospedaliere del capoluogo umbro, ma anche di Terni, era diffuso e andava avanti da diverso tempo.
I militari, infatti, hanno accertato che questi sanitari truffaldini fingevano falsi ricoveri di amici, figli, suoceri e zii con il duplice scopo di far ottenere loro esami, soprattutto ematochimici ma anche colonscopie e gastroscopie, in tempi brevissimi. Queste persone venivano fatte passare per pazienti interni all'ospedale e, come tali, esenti dal pagamento del ticket, ma senza che questi fossero mai stati registrati nei reparti di degenza. «Quello individuato è un costante e consolidato malcostume», dichiara il capitano Marco Vetrulli. L'infermiere di turno, su disposizione del medico, fingendo l'avvenuto ricovero, richiedeva esami di laboratorio per il soggetto da favorire. Una volta eseguito il prelievo, tanto, le provette venivano contrassegnate con un'etichetta registrata nel sistema informatico con codice a barre e nome del paziente e venivano inviate al laboratorio analisi.
I risultati, successivamente, erano consultabili via computer. Questo sistema ha procurato ingenti danni economici non solo agli ospedali ma anche alle Usl della regione, a vantaggio esclusivo dei fruitori delle prestazioni. A conclusione delle indagini le persone denunciate sono state 800 e dovranno rispondere di truffa aggravata al Servizio sanitario nazionale mentre sono 575 i dipendenti pubblici (medici, infermieri e operatori sociosanitari) segnalati alla Procura regionale della Corte dei Conti. Circa 220 mila, invece, le prestazioni passate sotto la lente d'ingrandimento, grazie anche alla collaborazione attiva delle sei direzioni generali delle aziende coinvolte, che nei giorni scorsi hanno apportato modifiche alle procedure di erogazione dei servizi al fine di evitare il ripetersi del fenomeno. A carico degli indagati sono stati anche avviati procedimenti disciplinari e in alcuni casi questi hanno già provveduto a rimborsare i ticket dovuti, anche per 3-4 mila euro.
Il presidente della Regione, Catiuscia Marini, pur manifestando profondo rispetto per l'operato degli investigatori e della magistratura, ieri ha difeso la sanità regionale ricordando che «la stragrande maggioranza dei dipendenti ha un alto livello di professionalità e correttezza».
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