Elezioni Politiche 2013

Gag e capriole, Fini come un clown

La sua elezione in Parlamento è appesa a un filo e un libro sintetizza gli ultimi anni di figuracce politiche

Gag e capriole, Fini come un clown

Oggi Gianfranco Fini si gioca il suo futuro e la sua libertà. Il presidente della Camera rischia di restare fuori dal Parlamento come il suo predecessore Fausto Bertinotti, passato dalla poltrona più alta di Montecitorio alla panchina dei giardinetti. È la parabola dell'ex delfino di Giorgio Almirante, uscito dal Pdl per far nascere Fli. Fini è appeso a un cavillo: quello della legge elettorale che prevede l'assegnazione di seggi al primo partito che, in una coalizione, non superi il 2%. Se l'Udc di Pier Ferdinando Casini non superasse questa soglia, Fini resterebbe fuori. Se invece l'Udc prendesse più del 2% a Fli basterebbe prendere lo 0,1% per eleggere il presidente uscente e una sparuta pattuglia di deputati. A destra sarebbero in molti a non rimpiangerlo: a noi piace ricordarlo con un capitolo a lui dedicato del libro A sua insaputa (Castelvecchi editore) di Filippo Maria Battaglia e Alberto Giuffrè. I due giornalisti di Sky.it hanno preso le sue frasi, rimontandole per gioco in modo politicamente scorretto. Il risultato è un blob sfrenato e comico, con le capriole di Fini dal fascismo agli immigrati, che dà l'idea dello suo spessore politico.

Cari camerati, non sono certo un nostalgico dei treni in orario. Come sono io? Non mi piace molto parlare della mia vita privata. (...) Sono palloso, metodico, fin troppo ordinato mentalmente e quindi ho scarsa fantasia, limite che mi riconosco da solo. (...) Spesso mi piace raccontare barzellette, so imitare tutti i dialetti, adoro le canzoni di Lucio Battisti e faccio il tifo per il Bologna e per la Lazio. (...) Non amo particolarmente la poesia, amo poco anche il cinema anche se la mia storia politica è legata a un film con John Wayne, Berretti verdi. Una casualità assoluta. I giovani di sinistra non mi volevano fare entrare al cinema. Entrai lo stesso facendo a pugni. Che fai, mi cacci? L'indomani mi vennero a prendere a scuola e mi cacciarono.

Se mi piacciono le donne? Ci mancherebbe altro! Non ho mai avuto velleità ascetiche o monastiche, anche perché si concilierebbero assai male con l'essere missino. E poi sotto le lenzuola ciascuno fa quel che vuole. Ma io preferisco l'uomo uomo e la donna donna. Nella mia vita, tra l'altro, le donne non hanno mai rappresentato nulla di particolarmente problematico. (...) Poi vennero le ragazzine e, anche a rischio di apparire presuntuoso, devo dire che le sceglievo con un certo gusto. Fino a quando non mi sono messo con Daniela, perché nasconderlo? Ho folleggiato. (...) Ora, poi, è tutto diverso. Adesso c'è il fascino del potere e del capo. (...) Il tempo libero non lo spendo perché non ce l'ho. A parte questo, la mia passione sono le immersioni subacquee. Si tratta di un amore antico che mi è cresciuto dentro con il tempo, con gli anni. Anche perché è legato profondamente alla mia dimensione interiore. Si va sott'acqua con la testa, non con i muscoli. (...) Comunque è arrivato il momento di dimezzare i parlamentari.

Sono un grande stratega finché le cose vanno bene; poi, se appena dovessero andare male, tornerei ad essere uno stronzo. Non escludo, in linea teorica, le «conversioni». Ma nella maggioranza dei casi si tratta di tentativi pedestri di continuare a stare dalla parte del potere. Puttani! Mussolini è stato il più grande statista del secolo (...) l'unica sua colpa è di aver creduto che la guerra sarebbe durata poco (...) e il fascismo è stato un grande tentativo, per molti aspetti incompiuto, di dare dignità alla Nazione. Se Mussolini vivesse oggi garantirebbe la libertà, anche se ci sono fasi in cui la libertà non è tra i valori preminenti. (...) E poi il fascismo non fu antisemita. Le leggi razziali del 1938 furono varate ma non applicate. Fu una scelta di realpolitik. Anzi sono parte del male assoluto. (...) Ma voglio essere chiaro: non c'è nulla da rivendicare, nel senso che il fascismo non fu altro che un regime autoritario. No, no: non ho mai parlato di fascismo buono e fascismo cattivo. La storia, amico mio, non è una baguette da poter tagliare a fette. E comunque non mi dispiace di aver avuto un nonno comunista.

È di Destra dire no all'Italia meticcia. No alla società multirazziale, e alla difesa della nostra identità. È di Destra chiedere un inasprimento delle pene, se necessario fino alla pena di morte. (...) Anche su questo la storia ci sta dando ragione. L'immigrato regolarizzato non è un cittadino ma è un ospite dello Stato. (...) Anzi no. L'Italia soffre di un problema demografico, abbiamo bisogno di immigrati, che sono un'opportunità, non un rischio. (...) Sempre parlando di storia, mi chiedo se il D-day, con lo sbarco degli americani, non sia anche il giorno in cui l'Europa ha perso la sua identità. Non credo poi che gli Usa siano pronti a una presidenza di Obama, non fosse altro perché è un nero, un afro-americano. L'Italia oggi è una clonazione dell'America. Altro che Paese cristiano. C'è in giro un tasso di trasformismo disgustoso. Comunque, per essere di nuovo determinante, il Movimento sociale deve saper essere anche figlio di puttana. Meglio di questa Repubblica era la monarchia, che almeno l'unità nazionale la garantiva. Io però sono onorato di ricoprire quella che, pomposamente, viene chiamata «la terza carica dello Stato».

Ovviamente non sarò di parte e cercherò di svolgere questo compito con umiltà e determinazione. Non sono diventato un moderato, rimango un intransigente. Sono stato un picchiatore, e non ho nulla da rinnegare. Le ho date e le ho prese, come tutti quelli che facevano politica negli anni Settanta, con i bastoni e anche con le catene. Però si è sempre trattato di legittima difesa.

Alla domanda se un maestro dichiaratamente omosessuale può fare il maestro, la mia risposta è no. Sarebbe diseducativo e moralmente non opportuno. Gli omosessuali non possono pretendere di essere considerati come se i diversi, alla fine, siano quelli che hanno gusti normali. (...) La droga? Noi riteniamo che il tossicodipendente commetta un illecito, quindi, vada punito. (...) Le mie due droghe, comunque, rimangono il fumo e la politica. Anche se il mio vizio più fastidioso è la tendenza spesso a rinviare sempre a domani, l'attendismo, non prendere sempre il toro per le corna. (...) Vorrei somigliare ad Alain Delon, «simpatica canaglia».

di Filippo Maria Battaglia e Alberto Giuffrè

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