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Gagliano libero, ora la Liguria ha paura E a Pescara scappa un sicario della camorra

Caccia estesa a tutta l'Italia. Il fratello dell'uomo fuggito dal Marassi: "Voleva il Natale a casa, si è innervosito"

Gagliano libero, ora la Liguria ha paura E a Pescara scappa un sicario della camorra

Genova - Lo hanno visto un po' dappertutto ieri. Per strada, in un pronto soccorso, in un bar. Ma erano solo segnalazioni false frutto di una psicosi che sta dilagando in tutta la Liguria. In realtà di Bartolomeo Gagliano non vi è traccia. Il serial killer fuggito grazie a un permesso premio è ancora libero chissà dove. È pericoloso, instabile mentalmente e armato. Con sé ha una calibro 7,65, acquistata al mercato nero. Altro che redento, tranquillo e pronto per fare ritorno in società.
Il quadro tracciato dagli inquirenti fa pensare ad un soggetto umorale, violento e fortemente instabile. Uno che non si è fatto problemi a minacciare con una pistola Maurizio Ravelli, il panettiere savonese costretto a portarlo a Genova in auto. «Con me si è comportato bene - ha detto ancora sotto choc - lo ringrazio di avermi fatto tornare a casa dai mie figli». Ma Gagliano è anche un uomo in grado di far fessi, evidentemente, tutti coloro che in questi anni lo hanno avuto in cura. «Il suo è stato il caso più studiato negli ultimi anni», si apprende dal carcere di Marassi. Eppure l'equipe medica che lo ha seguito nell'ultimo anno lo descrive come «adeguato nelle relazioni, aveva cambiato il suo stile di vita». Incongruenza, una tra le tante di questo grottesco caso.
A far scattare la molla dell'antica follia nella mente di Gagliano potrebbe essere stato l'esito della visita al centro di igiene mentale di Savona dello scorso lunedì. Ne è convinto il fratello Lino. «Era tranquillo, poi al centro gli hanno detto che probabilmente non gli avrebbero dato il permesso per passare il Natale a casa. E allora si è contrariato». «Gli hanno negato il permesso natalizio perché il medico era in ferie», conferma il nipote Andrea che con Gagliano ha condiviso per due anni una cella del carcere di Marassi.
Da quando ha appreso la notizia che lo ha fatto uscire di testa Gagliano ha avuto 48 ore, le 24 di permesso rimanenti più il tempo in cui si è nascosto prima del viaggio verso Genova, per preparare il suo piano di fuga. Si è procurato l'arma (che avrebbe però potuto acquistare anche durante uno dei precedenti permessi di cui aveva usufruito per far visita all'anziana madre) ha fatto i bagagli e ha deciso dove fuggire. Difficile, quasi impossibile pensare che un uomo braccato possa far perdere le proprie tracce senza aver studiato a dovere come e dove sparire. La polizia lo cerca ovunque, le ricerche sono estese a tutta Italia. «Abbiamo approntato un apparato investigativo complesso - ha detto il capo della Squadra mobile genovese Fausto Lamparelli - Si tratta di un soggetto pericoloso». Il metodo utilizzato sarebbe quello che gli stessi investigatori hanno ribattezzato «metodo Calevo», ricordando il rapimento dell'imprenditore spezzino Andrea Calevo rapito nel dicembre dello scorso anno da una banda italo albanese e liberato dopo 15 giorni di prigionia. In quel caso decisive per la liberazione dell'uomo fu un mix di indagini su strade e autostrade con pattuglie ed elicotteri e un attento lavoro di intelligence.
E ieri si è saputo che a Pescara non è rientrato in carcere da un permesso premio di 8 ore un killer di camorra: Pietro Esposito, 47 anni. L'uomo è stato complice di due omicidi: l'ultimo quello di Gelsomina Verde. Il giudice di sorveglianza gli aveva concesso il permesso premio il 14 dicembre.

Ora è anche lui un ricercato.

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