Il giallo del farmacista avvelenato con il cianuro

Il giallo del farmacista avvelenato con il cianuro

MilanoUno stimato professionista in fin di vita con 9mila unità di cianuro in corpo, 500 è la dose letale, e un Crodino ordinato al bar all’angolo. Sono gli unici elementi su cui sta lavorando la squadra mobile per risolvere il mistero di un farmacista, apparentemente senza nemici, avvelenato lunedì nel suo esercizio. Una vicenda simile a quella che coinvolse 11 anni fa un medico del Fatebenefratelli a cui fu spedita una bottiglia di vino al tallio.
Luigi Antonio Fontana, 65 anni, titolare di una avviata farmacia al 212 di via delle Forze Armate, periferia est di Milano, ha una moglie e due figlie grandi, ma soprattutto un passato immacolato. A guardare bene ci sarebbe un contenzioso con il socio, sfociato in una causa, mai uscito però dai binari di una civile contrapposizione. Lunedì mattina alle 13 l’uomo tira giù la saracinesca e si fa portare dal vicino bar alcuni aperitivi da consumare in compagnia.
«Non posso dire chi fossero le persone con lui, ci sono indagini in corso» spiega ora Francesca, 35 anni, la figlia, avvocato a Torino, lasciando in qualche modo capire come in questo momento siano tutte sospettate. «Ci sono state varie ordinazioni, solo mio padre ha preso un Crodino. Pochi minuti dopo averlo bevuto si è sentito male». Un malessere che è rapidamente precipitato e, quando arriva l’ambulanza, il farmacista ha già perso i sensi. «Inizialmente la lettiga l’ha portato a Niguarda dove funziona un efficiente centro antiveleni. Poi, non si capisce perché, l’hanno dirottato alla clinica Città Studi» aggiunge la donna. Dove arriva in condizioni pressoché disperate.
I medici si prodigano per salvarlo e cercano di stabile le cause del malessere. In breve arrivano a sospettare un avvelenamento. E già in serata gli agenti della squadra volante raccolgono le prime dichiarazioni dei famigliari. Martedì viene avanzato il dubbio si sia trattato di cianuro, ipotesi confermata mercoledì quando il caso passa alla Mobile. Gli investigatori sentono parenti, amici e conoscenti senza trovare un’ombra nel passato della vittima e della sua stretta cerchia. Nel bar vengono eseguiti una serie di sequestri, compresi tutti i Crodino e il materiale è stato mandato in laboratorio in cerca di contaminazioni da cianuro. Sequestrati anche i filmati della farmacia nella speranza abbiano fissato qualche persona o movimento sospetto.
Ma l’unico che potrebbe fornire indicazioni utili in questo momento giace in fin di vita all’ospedale. «Purtroppo i medici ci hanno dato poche speranze», sospira adesso Francesca che si dice convinta di trovarsi di fronte a un tentato omicidio. «Cianuro in farmacia non ce n’era e mio padre ha in corpo 9mila unità, contro i 500 della soglia mortale: troppo per essere una casuale “contaminazione”. E il cianuro non si trova facilmente in commercio. No, non è stato un incidente, qualcuno ha tentato di ucciderlo».
Come qualcuno a Natale 2000 tentò di assassinare Angelo Ferrari, 62 anni, allora viceprimario di Anatomia patologica al Fatebenefratelli.

L’uomo aveva bevuto una bottiglia di vino avvelenato con il tallio speditagli a casa e si salvò per miracolo. Mesi di indagini, diversi indagati entrati e usciti dall’inchiesta ma nessuna prova certa e il caso venne archiviato.

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