Roma - Modificare la Costituzione anche nella parte sulla giustizia (il titolo IV)? «Non è un tabù» dice la senatrice Pd, e magistrato, Doris Lo Moro, membro della Commissione Affari Costituzionali dove si è consumato il cosiddetto «blitz» del Pdl per «riformare la magistratura» (Repubblica). Cos'è successo davvero in quell'aula di Palazzo Madama? Settimana scorsa (il 19 e il 20 giugno), quando i berlusconiani in Commissione hanno proposto di intervenire anche sulla parte della Costituzione che riguarda il Csm, dal Pd non è arrivato nessun allarme e nessuna denuncia di colpi di mano sulla giustizia. Tra la discussione generale e la presentazione degli emendamenti veri e propri, però, ci si è messa la sentenza Ruby, il clima è cambiato, la pressione psicologica sul Pd alleato del «Caimano sfruttatore di minorenni» è schizzata alle stelle e ogni accenno alla questione giustizia da parte del Pdl è diventato incandescente. Ecco spiegata la canea mediatica.
Eppure, ad aprire all'ipotesi di una riforma della Costituzione anche negli articoli che riguardano la Consulta e l'organo di autogoverno dei magistrati, non c'è solo l'emendamento incriminato, cioè quello del senatore Pdl Donato Bruno. Altri due emendamenti non escludono il medesimo scenario. E sono a firma Pd. Il primo, della Finocchiaro, prevede la possibilità di «modificazioni e integrazioni a disposizioni della Costituzione» anche diverse da quelle previste inizialmente, sulla forma di governo. Il secondo, della senatrice Pd Lo Moro, dice lo stesso, cioè che «qualora sia necessario ad assicurare la coerenza dei progetti approvati, si possono esaminare articoli contenuti in altri Titoli della Costituzione», come appunto il famoso Titolo IV (La magistratura). Il motivo è semplice, e lo spiega lo stesso senatore Pdl, Bruno: «Se si va verso una riforma presidenzialista, va rivista anche la guida del Csm che spetta al presidente della Repubblica e sulla Consulta, i cui membri, per un terzo, sono nominati dal Capo dello Stato. Che facciamo, non li tocchiamo?». La forma però non è indifferente. Il Pd, a differenza del Pdl nei suoi emendamenti specifica e sottolinea ripetutamente che le eventuali modifiche ad altri parti della Costituzione devono essere «strettamente connesse» alle modifiche sulla forma del governo. In altre parole: si toccano Csm e Consulta solo se passa il presidenzialismo, non si dà carta bianca alla politica per mettere mano alla giustizia. «La formulazione del Pdl, che apre a modifiche di tutta la seconda parte della Costituzione, è troppo ampia e suscettibile di blitz: inaccettabile» spiega la senatrice Lo Moro. Corradino Mineo, ala sinistra Pd, non chiude le porte: «Il presidenzialismo è ancora tutto da discutere, ma certo se si andasse in quella direzione bisognerebbe intervenire anche sugli articoli del Titolo IV, è evidente che il capo del governo non può essere anche capo del Csm o nominare i giudici della Consulta». La posizione del Pd è risultato di un calcolo politico-elettorale: sa che la riforma della giustizia è indispensabile, ma farla col Pdl del nemico Berlusconi avrebbe un prezzo politico troppo alto, con la base antiberlusconiana che accuserebbe i vertici di inciuciare col Caimano. Ergo: via la giustizia dalle riforme costituzionali.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.