Roma - La parola «rimpasto» non piace a Matteo Renzi. Ma al di là di gusti e preferenze semantiche la tentazione di aggiornare la squadra di governo sta acquisendo sempre maggiore forza dalle parti di Palazzo Chigi. Una volontà destinata ad accendere nuove scintille e provocare un altro braccio di ferro con il Quirinale.
Dopo i malumori esplosi prima sul decreto Pubblica amministrazione, poi sull'ipotesi di una nomina europea per Enrico Letta - scelta gradita al Colle che avrebbe visto con favore un «risarcimento» per l'ex premier - il nuovo derby potrebbe prendere corpo sia sulla portata, sia sui tempi del «reshuffling». Il Quirinale vorrebbe che l'operazione si svolgesse in maniera soft, con il bisturi piuttosto che con l'accetta, per evitare che all'estero il rimpasto sia interpretato come segnale di instabilità, in un momento delicato come il semestre di presidenza italiano. Inoltre per Giorgio Napolitano è necessario attendere almeno novembre per affondare il colpo. Una impostazione che non collima del tutto con i desiderata del premier.
Di caselle a rischio ce ne sarebbero più di una e l'effetto-domino innescato dal trasferimento di Federica Mogherini alla guida della diplomazia europea - nomina sul quale ancora si addensa qualche nebbia - potrebbe essere di entità tutt'altro che trascurabile. Renzi vorrebbe procedere a un «gran rimpasto», tenendo conto del peso delle forze politiche misurato dalla «bilancia» delle Europee dello scorso 25 maggio. In base a quel parametro un ridimensionamento per Ncd sarebbe inevitabile. Lo schema potrebbe prevedere il trasferimento di Angelino Alfano agli Esteri e lo spostamento di Graziano Delrio o Marco Minniti agli Interni. Per la Farnesina si parla anche di Marta Dassù e Marina Sereni ma non sono escluse sorprese.
Il premier attende una parola definitiva da Maurizio Lupi. Il ministro entro oggi dovrà decidere se continuare la missione governativa o trasferirsi a Strasburgo per riprendere in mano il vecchio sogno di candidarsi a sindaco di Milano. Se Lupi optasse per l'Europa Renzi punterebbe su Luca Lotti. Alla luce dello sfaldamento di Scelta Civica, potrebbe rischiare Stefania Giannini, il cui ministero potrebbe essere spacchettato, con il coinvolgimento di Roberto Reggi, coordinatore delle primarie di Renzi. Altro elemento a rischio sembra essere il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina. A sostituirlo potrebbe arrivare Roberto Speranza che libererebbe la casella di capogruppo a Montecitorio. È evidente, però, che se il premier desse seguito a queste suggestioni finirebbe per battezzare un vero e proprio «Renzi bis». Disattendendo in maniera eclatante l'indicazione del Quirinale. Nel frattempo il premier deve continuare a guardarsi dagli affondi di Eugenio Scalfari, tornato a colpirlo con la sua penna. Per lui Renzi si muove all'interno di «un gioco di immagini e di specchi ai quali la realtà corrisponde molto parzialmente. La sola vera conseguenza è il suo rafforzamento personale a discapito della democrazia». Scalfari fa ironia sul «vero fico che la sorte ha regalato all'Italia» e fa notare come dietro la falsa flessibilità annunciata dopo il Consiglio Ue, si nasconda una «manovra di 12 miliardi e forse più». Puntualizza che la «dazione» degli 80 euro non ha smosso l'economia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.