Cronache

La grande corsa alla cattedra: c'è anche la precaria di 66 anni

Domani primo concorso per diventare insegnanti di ruolo dopo 13 anni. Fra i partecipanti una prof vicina alla pensione: "Voglio provarci..."

La grande corsa alla cattedra: c'è anche la precaria di 66 anni

Il primo dopo 13 anni. Al via domani in tutta Italia il concorsone per la scuola indetto dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo. Si parte con una prova di preselezione. Cinquanta minuti di tempo per cinquanta domande a risposta multipla. Le materie? Quattro: dalla logica alla comprensione del testo, dall'informatica alla lingua straniera. In lizza 321.210 candidati, secondo i dati forniti dal ministero, a cui vanno aggiunti altri duemila aspiranti prof, all'inizio esclusi, che hanno vinto il ricorso al Tar. Ma i posti, in totale, sono 11.542 tra scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di 1° e 2° grado. Insomma, più o meno 28 persone in gara per una cattedra. Una battaglia. Otto iscritti su dieci sono donne. E ancora: quello che si svolgerà domani e dopodomani è soltanto il primo test, da fare davanti al computer in un'aula informatica. Prima di iniziare il quiz, bisogna inserire i dati anagrafici e il codice fiscale. Servono almeno 35 risposte giuste per poter partecipare alle prove scritte, dedicate alle materie di insegnamento per ogni posto o classe di concorso. Chi supera lo scritto viene ammesso all'orale: l'ultima prova.

L'età media degli aspiranti insegnanti è di 38,4 anni. Vincenza Marucci, 66 primavere, sbaraglia tutti. È lei la candidata più anziana d'Italia. Originaria di Taranto, vive a Pavia e lavora all'istituto tecnologico di Vigevano. «Mi sono iscritta così, giusto per provarci. Non si sa mai. Anche se ormai mi manca pochissimo alla pensione. In realtà, penso che questa preselezione sia una presa in giro: non riguarda le nostre competenze. Io insegno psicologia e filosofia. D'accordo le domande di logica che ci possono stare, ma quelle d'informatica e d'inglese che c'entrano? Alla fine, non so se ci andrò».
«Sono ancora precaria - si lamenta la professoressa - dopo 16 anni di servizio. Faccio il concorso perché vorrei ancora lavorare a scuola.

E ho deciso di partecipare anche per un ritorno pensionistico, perché per ora prenderei pochissimo. Quando poi ho visto come sono state organizzate le prove, però, mi ha fatto soltanto rabbia». Certo ha iniziato a insegnare tardi: «Prima ho fatto la mamma a Taranto. Sono pugliese, laureata in Filosofia e mi sono trasferita a Pavia quando mio figlio si è iscritto all'università. Ora lui ha 35 anni e si è laureato in ingegneria elettronica». Se le chiedi di parlare del suo primo giorno dietro la cattedra, la prof Marucci risponde subito: «Ero all'istituto industriale pavese Cardano. È stato bellissimo. Certo che me lo ricordo. Tutti i miei cari e le amiche erano contentissimi, quando ho deciso di partecipare al concorso. Questa scelta avrei dovuto farla prima: ne sono convinta».
La docente tarantina continua: «Mi è sempre molto piaciuto il mio lavoro. Se un alunno mi dicesse che sogna di diventare professore da grande, gli direi di provarci. Assolutamente. Ma fare questo mestiere in Italia significa andare incontro ad una serie di problemi». Ne sono consapevoli tutti. Anche Luigi Tavella, calabrese di 18 anni, aspirante insegnante tecnico-pratico, il più giovane iscritto ai test. Come la professoressa Marucci, tra domani e dopodomani, sarà chiamato a rispondere alle domande del quiz.

Tredici anni dopo l'ultimo concorso della scuola, la ruota della fortuna ricomincerà a girare.

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