New York«Aspetta che guardo il mio Instagram» rispondono i giovani designer di sesso si fa per dire maschile alle domande di rito sulle loro fonti d'ispirazione. Invece le donne stiliste hanno l'enorme merito di semplificare partendo quasi sempre da ciò che amano, ammirano o desiderano per costruire un'immagine femminile concreta e al tempo stesso sognante. Tory Burch, ad esempio, ammette di essersi ispirata al film La Piscine girato da Jacques Deray nel 1969 per la sua deliziosa collezione dell'estate 2014 in passerella ieri mattina a New York. La designer dell'Upper East Side dichiara candidamente di aver guardato soprattutto al personaggio interpretato da Romy Schneider per riproporre in chiave moderna l'inossidabile glamour della Costa Azzurra alla fine degli anni Sessanta.
In realtà il golfino assortito al bikini e alcuni mini abiti a trapezio fanno piuttosto pensare all'altra donna di quel film indimenticabile: un'acerba e sensualissima Jane Birkin. Ma il risultato alla fine è impeccabile, un'immagine femminile forte e delicata allo stesso tempo con i fiori dei giardini provenzali dipinti sui completi pantaloni Capri e blusa lunga sui fianchi oppure stampati sul piccolo tailleur con parka invece del solito blazer. Bellissimi tutti gli accessori dai mocassini a punta argentati trasformati in sandali alle borse-cestino di pelle laserata, passando per i giganteschi anelli a forma di fiore.
Carini ma un po' troppo «pradeschi» gli abiti da sera in satin guscio d'uovo punteggiati da luccicanti ricami di strass. D'altro canto anche la grande signora del made in Italy ha giustamente attinto a piene mani da quell'immaginario così chic e in fondo ribelle. Sulla ribellione o meglio sulle immagini della medesima lavora invece egregiamente Manuela Arcari per la linea Hache (vuol dire H in francese) che da qualche stagione presenta a New York. Per cui c'è qualcosa di rockabilly, l'American country degli anni Cinquanta e perfino qualcosa del tardo punk inteso come l'immagine di Madonna e Cindy Lauper nel film Cercasi Susan disperatamente.
Niente di nuovo, insomma, ma fatto così bene e con un tale garbo da risultare innovativo. Straordinario ad esempio il gioco delle sovrapposizioni fatto con i materiali (chiffon doppiato e pelle craquelé oppure cotone leggero e lino misto a cotone con diversi disegni) prima che con le forme.
Rasserenante e a tratti poetica, la collezione disegnata da Sofia Sizzi per il brand Giulietta parte dal sogno di una passeggiata notturna per Firenze con diversi elementi del panorama (dai fiori delle colline ad alcuni dettagli architettonici) che magicamente si attaccano agli abiti. I colori scuri e le belle forme vagamente anni Quaranta fanno il resto: un'eleganza quieta e sussurrata per donne che conoscono il potere della gentilezza.
Donna Karan, gran dama della moda americana, parte invece da una sciarpa a disegni tribali per costruire uno stile a metà strada tra l'etnico e il safari. Come sempre bella la forma degli abiti stavolta ripresa dal classico sarong indonesiano.
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