Non dobbiamo assolutamente stupirci del fatto che le donne siano in ascesa anche nel settore della finanza e si stiano piazzando ai vertici addirittura delle più importanti banche mondiali. Hanno capito che per salire in alto basta trovare l'ascensore giusto; il resto vien da sé. Lo studio, la cultura, la preparazione scientifica sono l'ascensore giusto. Lo sanno anche i sassi che maschi e femmine hanno il cervello potenzialmente uguale e possono quindi aspirare a svolgere qualsiasi professione e a ottenere i medesimi risultati. Chi pensa il contrario è, consapevolmente o no, un po' razzista, che fa rima con maschilista.
Conosco l'obiezione: i due generi hanno peculiarità differenti, di conseguenza differente è pure il rendimento, dipende dalle attività. C'è del fondamento, in questa tesi, ma non del tutto. La verità è che da quando l'accesso all'università è consentito a chiunque, e i genitori spingono a frequentarla sia i figli sia le figlie, le donne hanno dimostrato di essere all'altezza degli uomini e animate da un forte spirito (forse) di rivalsa che le porta a raggiungere risultati di eccellenza.
Avvocati, giudici e medici (per esempio) sono in maggioranza ragazze talmente caparbie da essere favorite nei concorsi per aggiudicarsi un posto al sole. Questo vorrà pur dire qualcosa. Tra alcuni (...)
(...) anni, quando la massa di studentesse universitarie (più numerose degli studenti) saranno laureate, non vi è dubbio che andranno ad occupare poltrone sempre più ambite. E allora, automaticamente, si azzererà ogni residuale discriminazione fra lui e lei. Siamo già sulla buona strada.
La parità tra gli esseri umani, tuttavia, sarà perfetta nel momento in cui le femmine avranno acquisito tutti i difetti attualmente tipici dei maschi. Si va verso il peggio o verso il meglio? Questo lo ignoriamo. Ma è un dato che stiamo viaggiando velocemente verso l'uguaglianza dei generi. Per comprendere che si tratta di un fenomeno inarrestabile è sufficiente osservare i mutamenti del costume familiare in cui si registra, specialmente nei Paesi nordici, una spartizione più equa tra i coniugi dei lavori domestici, in altra epoca affidati per tradizione alla padrona di casa che vi attendeva senza discutere. In questo senso l'Italia, stando alle statistiche, non si è ancora evoluta come altre nazioni, ma è avviata a colmare la lacuna. Questione di pochi anni ancora.
D'altronde non è una novità la nostra lentezza: siamo stati fra gli ultimi a darci le leggi su divorzio e aborto, saremo inevitabilmente fra gli ultimi anche nel riconoscere alla donna le stesse caratteristiche intellettive dell'uomo. In effetti, la notizia che ispira il presente articolo è che Janet Yellen potrebbe essere la prima signora a sedersi sullo scranno presidenziale della Banca centrale americana, e non della Banca d'Italia. È evidente che gli Usa sono più avanti di noi nella considerazione delle femmine e non fanno una piega davanti all'ipotesi che una di esse sia in procinto di diventare la regina del dollaro.
Dalle nostre parti, analoga eventualità sarebbe impensabile perché nessuno accredita le donne della capacità di dirigere una banca di simili dimensioni. Ma presto o tardi accadrà anche qui. Per fare carriera è indispensabile avere talento, almeno in certa misura, ma ciò che pesa maggiormente è il temperamento e la volontà, e dove sta scritto che una donna ne sia sprovvista?
In Francia, Christine Madeleine Odette Lagarde (è una persona sola nonostante i tre nomi) è stata incaricata di sostituire Dominique Strauss-Khan al timone del Fondo monetario internazionale, dopo essersi sperimentata quale ministro dell'Economia, dell'Industria e dell'Impiego. Una persona di qualità. La circostanza che sia donna non ha destato scalpore. È brava? Sì, bravissima. E allora dov'è il problema? Non c'è. Perfino in Russia, l'ultima arrivata in campo democratico (si fa per dire), una donna è a capo della Banca centrale. Si chiama Elvira Nabiullina, guarda un po' anche lei ex ministro dello Sviluppo economico. La quale Elvira ora è stata affiancata, con la delega per le questioni monetarie, da Ksenia Iudaieva, soltanto 43 anni.
Cadono le barriere, cadono i pregiudizi. Non c'è che da rallegrarsene. Da notare che l'affermazione delle donne in campo economico è in sintonia con la loro millenaria vocazione di amministratrici oculate dei bilanci familiari, i più difficili da tenere sotto controllo. L'economia domestica non è dissimile da quella di uno Stato: chi sa fare il conto della serva, di sicuro non è in imbarazzo ad amministrare né un condominio né un istituto di credito di grandi proporzioni. Il principio è sempre lo stesso: spendere un centesimo in meno di quanto si è incassato. In questo le signore sono maestre. I soloni che hanno avuto in mano la contabilità italiana ci hanno invece condotto al fallimento. Ne è prova il nostro debito pubblico. Viva le donne. Anche vestite.
segue a pagina 15
di Vittorio Feltri
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