E se si mettessero d'accordo? Se per la riforma della giustizia tenesse il patto Pdl-Pd? Se il governo Letta riuscisse a imporre ai magistrati quelle nuove regole, da sempre respinte?
Nell'incertezza generale sul futuro dell'esecutivo e sui provvedimenti che prenderà, le frange più ideologizzate delle toghe cominciano a prepararsi al peggio. Quasi tutti indicano nei temi della giustizia il banco di prova del nuovo governo, il terreno impervio sul quale si testerà la tenuta dell'alleanza tra destra e sinistra. Ma almeno una parte della magistratura si preoccupa piuttosto che questo legame resista alle spinte centrifughe e che vengano realizzati anche solo pochi punti della piattaforma programmatica studiata dai «saggi» di Giorgio Napolitano. Quelli che l'Anm ha definito «insoddisfacenti e conservatori».
«Inutile negarlo - spiega un dirigente di una corrente delle toghe - su molte cose Violante la pensa come Berlusconi. Questo governo bipartisan potrebbe cominciare con l'approvare due leggi, osteggiate dall'Anm, sulle quali però destra e sinistra sono d'accordo: riforma elettorale del Csm e Alta corte disciplinare per le toghe, fuori da Palazzo de' Marescialli. Anche sulla responsabilità civile dei magistrati Pd e Pdl potrebbero accordarsi e così sulla sospensione della revisione delle circoscrizioni giudiziarie dell'ex-ministro Severino, che l'Anm vuole ma è impopolare per i partiti».
Diversi segnali rivelano questi timori. Ad esempio, le polemiche per la nomina alla presidenza della Commissione Giustizia del Senato di Nitto Francesco Palma, ex-Guardasigilli del governo Berlusconi e per la scelta come sottosegretario a via Arenula di Cosimo Ferri, ex leader della corrente Magistratura indipendente (l'unica all'opposizione nell'Anm), ad esempio. E ancor più la strana storia delle rivelazioni a Repubblica del Pd Beppe Fioroni, poi smentite, su presunte pressioni dell'Anm per la nomina al vertice della Commissione Giustizia della Camera di Donatella Ferranti (ex pm della corrente di sinistra Magistratura democratica), proprio per controbilanciare Nitto Palma. Evidentemente, le toghe ci tengono ad avere persone sicure nei ruoli chiave.
«Quale riforma della giustizia vuole il governo? - si chiedeva ansioso Rodolfo Sabelli, presidente dell'Anm, dopo la manifestazione a Brescia del Pdl - aspettiamo di vedere e di capire se davvero si porrà mano alle riforme costituzionali dell'assetto della magistratura e non intervenire sui temi che davvero interessano i cittadini, come la lentezza dei processi».
L'Anm preme per interventi su corruzione, falso in bilancio, voto di scambio, codice antimafia, ma il premier Enrico Letta nel suo discorso programmatico è stato molto vago. E, se seguirà il canovaccio dei saggi, la maggioranza di larghe intese potrebbe invece intervenire contro l'abuso delle intercettazioni, per porre limiti all'azione del pm o vietare al magistrato di candidarsi dove ha esercitato le sue funzioni e di tornare dopo il mandato a indossare la toga negli stessi luoghi di prima.
Provvedimenti indigesti per l'Anm, che definisce quella che verrebbe fuori da questa piattaforma una «riforma del giudice e non della giustizia».
Per ribadire il suo no all'ipotesi prospettata dai saggi di un'alta Corte di giustizia, organismo a nomina in maggioranza politica per il secondo grado sulle decisioni disciplinari del Csm, l'associazione ha organizzato per giovedì 16 un convegno a Roma. È uno dei temi più delicati.
Ma dove porteranno le larghe intese di Letta? Si attendeva qualche segnale dal ritiro dei ministri nell'abbazia di Spineto, per uscire dalla nebbia che ancora avvolge i prossimi passi del governo.
Invece, sulla giustizia non è emerso niente. La neo ministra Anna Maria Cancellieri ha mantenuto per ora un low profile totale e sembra che i suoi stessi sottosegretari ancora non l'abbiano quasi incontrata.
Al Csm aspettano con curiosità mista a scetticismo il primo incontro a Palazzo de' Marescialli. I temi incandescenti della giustizia per ora vengono cavalcati solo in piazza e nei botta risposta politici, in relazione ai processi di Silvio Berlusconi, ma prima o poi dovrà venire il momento di affrontarli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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